

NOTIZIE
Il cinema militante di Ken Loach
Il cinema militante di Ken Loach

17.09.2001 - Autore: Luca Perotti
Indifferente da sempre alle logiche del mercato, Ken Loach ha ormai allacciato indissolubilmente il suo nome alle disavventure e ai disagi della working class britannica. Soprattutto negli anni novanta, grazie a titoli come Riff-Raff, Piovono Pietre e Ladybird Ladybird, il suo cinema ha assunto i connotati di una denuncia tagliente verso i disastri provocati dallonda lunga della politica thatcheriana sulla classe proletaria. E lì, nella desolazione delle periferie inglesi, che il suo sguardo allarmato si colloca per descrivere i drammi quotidiani di personaggi stravolti dalle difficoltà, spesso legate alle necessità di trovare o di mantenere un posto di lavoro. Loach ha scelto di dar voce a degli antieroi costantemente allinseguimento di una coscienza politica; rappresentanti di una classe operaia in balia delle scelte infelici dettate dalleconomia e costretti a fare i conti con uno stravolgimento che tocca anche i loro rapporti familiari, contaminati dalla stessa malattia che colpisce la loro posizione sociale: la precarietà. I suoi personaggi assecondano il loro orgoglio, lunico antidoto insieme allautoironia, per continuare le loro esistenze irriducibili malgrado un assillante e invisibile conflitto interiore.
Il background documentarista di Loach ha influenzato la messa in scena di questi drammi operai, coerentemente descritti da una regia neutra e democratica che ben si addice a quel realismo critico che sembra interessare il cineasta inglese. Uno stile lontano da sofismi perché concentrato sui volti e sui corpi di gente solitamente dimenticata ma di cui Loach esibisce il calore, la gioia, il respiro, i patemi e il coraggio di non darsi mai alla fuga anche se a volte la situazione lo richiederebbe.
Persino i suoi excursus storici come La Canzone di Carla e Terra e Libertà sembrano in realtà narrare le stesse dinamiche di sfruttamento e di crudeltà dei suoi schietti uomini contemporanei. Tra questi va menzionato soprattutto il Peter Mullan di My Name Is Joe, per una mestizia di fondo ma anche per il genuino senso dellumorismo espressi da una incisività narrativa più equilibrata e sferzante rispetto alle precedenti opere. Il nuovo millennio si è poi aperto con una sfida: Loach ha abbandonato la sua patria per girare a Los Angeles Bread and Roses dove racconta gli affanni dei Janitors, gli immigrati addetti alle pulizie della città californiana, e le loro lotte per costituire un sindacato e ottenere salari accettabili, lassistenza sanitaria e tutti i normali diritti di un lavoratore. Sono gli stessi diritti faticosamente ottenuti in anni di proteste e scioperi che la New Economy sta minacciando di cancellare definitivamente e che in Paul Mick e gli altri Loach affronta per unaccusa convinta ai primi sconquassi provocati dalle privatizzazioni.
Un senso di disgusto per i nuovi concetti di flessibilità, lavoro interinale e globalizzazione si sprigiona dal suo nuovo film. Le garanzie dei lavoratori si sfaldano e labisso di unesistenza ancora più precaria, dopo anni di lotte e maltrattamenti, si spalanca in tutta la sua nitidezza.
Loach sembra essersi fatto anche più cattivo e meno tollerante perché malgrado la disinvoltura registica con cui delinea una sorta di caricatura dei suoi film precedenti, mescolando con abilità toni drammatici e comici, lepilogo si accende di una amarezza diversa. La vulnerabilità dei suoi proletari non ha più sbocchi se non la logica dellinganno, e listinto di sopravvivenza assume sfumature sempre più dolorose. I suoi personaggi continuano ad essere vittime con la volontà di rimanere in vita con le unghie e con i denti. Ridono, piangono, sanguinano, muoiono e naturalmente mentono perché sono umani ma anche spudorati sciacalli se è la loro vita ad essere in gioco. Il sacerdote di Piovono Pietre accettava di buon grado la morte dellaguzzino; Paul Mick e gli altri sono costretti a convivere con le fatali conseguenze della nuova economia e a piangere nella menzogna la morte del loro amico per non sprofondare anche loro in un destino tragico.