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I giorni della 'Malatv'

La tv fa male alla salute dei baby-consumatori: sono circa sedici i programmi definiti come dannosi o volgari dal Codice di autoregolamentazione tv e minori. Tra gli "imputati", Distraction, Domenica In e Le Iene.

Antonio Zequila

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Molti fumatori troverebbero democratica l’idea di marchiare gli schermi domestici col più funesto dei moniti contemporanei “nuoce gravemente alla salute”. Se davvero fosse possibile porre una simile esortazione su telecomandi e apparecchi televisivi, si visualizzerebbe una volta per sempre la sintesi che troppo spesso balena alla mente dei fruitori più attenti e scrupolosi, a cui non sfugge il cattivo gusto di alcuni indigesti programmi.

Nemmeno il Comitato di autoregolamentazione tv e minori ha potuto bypassare su una situazione così drammaticamente molesta e irrispettosa, sanzionando nella relazione di questo luglio, a compimento dei primi sei mesi di attività, circa sedici trasmissioni  compromettenti, di cui 3 della Rai, 12 di Mediaset e 1 di una tv locale.

Primo classificato nella squallida parade è il non lontano alterco tra Pappalardo e Zequila, meritevoli di aver offerto uno spaccato di miseria umana degno del miglior realismo trash. L’amaro episodio di Domenica In è costato a Mamma Rai una multa di 200.000 euro. Non se la sono cavata meglio a casa Mediaset, dove regna sovrana la sprezzante volgarità di Teo Mammuccari, che con Distraction ha reso immangiabili i manicaretti davanti alla tv, svendendo un’umanità degradata dalla personale brama di soldi e istantanea notorietà.

Indice puntato anche contro quel malcapitato di Enrico Ruggeri, più digeribile davanti al microfono che negli studi del Bivio, sanzionato a sua volta per l’intervista alla figlia minorenne di una donna gay che aveva cambiato sesso.  Sotto accusa anche il seguitissimo Le Iene, per l’intervista doppia a due Veline che non mancarono di recare aggiornamento sulla propria condotta sessuale, ma anche Lucignolo e Studio Aperto, sempre prodighi di piccanti dettagli e violenti servizi, sfornati caldi caldi per la prima serata in famiglia di Italia Uno.

Se le trasmissioni in questione offendono in primis -stando alle valutazioni del Codice- bambini  e minori che sempre più a lungo bivaccano davanti alla scatola infernale,  il pensiero vola immediato a una riflessione meno circoscritta: perché non prevenire invece di curare? Chi di noi utenti riceverà un soldo da questo risarcimento? Perché farci sapere di tanta pia scrupolosità solo dopo aver gonfiato i molti portafogli con lo share conquistato attraverso il gioco basso di una “malatv”, fatta di immagini shock e servizi al peperoncino?

Che scenda l’ennesimo velo pietoso. E nel frattempo, qualcuno si accomodi pure a credere che giustizia è stata fatta.

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