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Fuori Orario

"Fuori orario" non si limita a mostrare, a mandare in onda, a trasmettere, ma affronta il 'cinema come dovrebbe essere più spesso affrontato. Ghezzi, riflette, analizza, puntualizza le tematiche dei registi, sviscera le peculiarità del linguaggio cinematografico.

I Format: Grande Fratello

12.04.2007 - Autore: Luca Perotti
E difficile parlare brevemente di Fuori Orario in onda tutti i giorni su Raitre dalle ore 0.45 in poi. La preziosità di questo programma nel discutibile e spesso mediocre palinsesto della televisione italiana, richiederebbe unampia analisi e un più approfondito elogio. Perché? Non solo per lopportunità di vedere e rivedere capolavori dellarte cinematografica che lorario diurno rigetta per ovvi motivi di audience. Il motivo principale è lapproccio ai film, la considerazione che il programma di Rai Tre, giustamente, dedica ad opere di valore indiscusso mediante la competenza degli autori, fra cui spicca Enrico Ghezzi. Fuori orario non si limita a mostrare, a mandare in onda, a trasmettere, ma affronta il Cinema come dovrebbe essere più spesso affrontato. Ghezzi, in primo piano, voce asincrona, che mai coincide con il suo labiale, riflette, analizza, puntualizza le tematiche dei registi, sviscera le peculiarità del linguaggio cinematografico, fa in televisione ciò che le riviste specializzate fanno sulla carta stampata. Perché il film non smette di essere guardato, usufruito, goduto nel buio della sala quando partono i titoli di coda. La bellezza del film risiede nelle parole di chi ci riflette, nei riverberi provocati dalla sua visione che vanno ripresi, masticati per penetrare in quellarea troppo spesso emarginata in cui la quintessenza di una pellicola si rivela in tutta la sua potenzialità. Questa è la zona dove un film diventa arte e dove il critico svela le virtù segrete ponendosi a metà strada tra la concretezza degli attori, della fotografia, della scenografia, del (pro)filmico e lastrattezza del pensiero, il rimando filosofico, la manifestazione di una visione del mondo. Un modo di intendere il cinema per palati fini, che non può che essere relegato, quasi ghettizzato nel silenzioso mondo notturno, dove lequilibrio del nostro sguardo può finalmente ristabilirsi e farsi attivo.  
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