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Filippo Nigro - part II
Conosciamo i progetti futuri e i lavori in corso di Filippo Nigro

12.04.2007 - Autore: Teresa Manuela Plati
C'è una scena un piano sequenza - che segue te e Giovanna Mezzogiorno mentre litigate da una stanza all'altra. La macchina da prese ha uno scossone, ma Ozpetek ha sacrificato la perfezione tecnica per un'interpretazione più intensa. Per un attore, cosa vuole dire lavorare con lui?
F.N.: "Quello era un piano sequenza, una scena girata con stedycam che normalmente sono abbastanza complicate. E' ovvio che per venire bene ci deve essere la bravura da parte degli attori, ma possono capitare dei piccoli imprevisti che rendono la scena poco pulita. Ferzan, come altri registi, di queste piccole imperfezioni se ne frega, ammesso che ovviamente non ci sia un errore grave. Ha una sensibilità che potenzia il margine di libertà di un attore nel momento della ripresa che, indubbiamente, può migliorare la resa interpretativa. All'inizio del lavoro c'è un impatto con il nuovo contesto e il bisogno di spiegarsi, di chiarire. Dopo un po' diventa anche più automatico capirsi senza troppe parole, rispettando le esigenze dell'altro. Ferzan, poi, è un regista che ascolta il tuo punto di vista, questo si traduce in una grande ricchezza per chi lavora con lui oltre che per se stesso."
Da protagonista, invece, che ruolo vorresti interpretare e sotto la regia di chi?
F.N.: "Al cinema ho fatto poche cose. Prima di Ozpetek ho girato "Donne in bianco" che credo abbiano visto cinque persone (ride).
Ci sono molti registi con i quali vorrei lavorare e molti i personaggi che mi piacerebbe interpretare, senza una particolare preferenza.
La scelta del soggetto è quasi istintiva : ci deve essere sempre un qualcosa che mi attira, che mi commuove. Non scelgo un personaggio perché mi assomiglia, anzi al limite per il contrario; come non mi interessa l'idea di interpretare una parte che faccia uscire me in un certo modo ai fini della carriera.
Sicuramente mi piacciono i ruoli come quello di Filippo che ha più sfumature, più direzioni e confini labili."
Teatro, televisione o cinema?
F.N.: "Cinema, sicuramente. Senza andare a scavare sui diversi approcci interpretativi fra i tre palcoscenici, le loro regole, i loro tempi e via di seguito. Lì puoi stare sul set magari un paio di mesi per poi cambiare, al contrario ad esempio della tv dove si possono fare anche delle cose piuttosto belle, ma della quale non amo la serialità di tempi e luoghi lavorativi. Del teatro, però, mi manca il pubblico, le sue atmosfere."
Cosa scruti nella finestra di fronte a te? Lavori in corso, progetti futuri?
F.N.: "Entrambe, sia per il cinema per il quale inizierò un film tra due settimane, che per la televisione. Sto valutando."