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Fantascienza negli ultimi trent'anni

Da "Wonder Woman" a "Robocop" tuute le storie di fantascienza degli ultmi tren'anni

Robocop

12.04.2007 - Autore: Fabrizio Marchetti
La proficua commistione tra comics e medium televisivo continuò negli anni Settanta con \"Wonder Woman\" (1976), \"Luomo ragno\" (1978) e \"Lincredibile Hulk\" (1978). Inizialmente fedele alla creatura di Charles Moulon, la coraggiosa amazzone dellisola Paradise divenne la protagonista di una serie televisiva molto amata dal pubblico statunitense. Ad interpretare leroina dal lazo magico fu chiamata lex Miss America Linda Carter, una donna dal fisico atletico e dal sorriso ancestrale. Nel 1977 i diritti di trasmissione passarono dallABC alla CBS ed il format subì una sostanziale trasformazione: linvulnerabile guerriera si ritrovò improvvisamente a lottare contro società organizzate, criminali internazionali e pericolosi attentatori. Insomma, dei nemici nazisti delle prime puntate nemmeno lombra, a conferma di una volontà produttiva di adeguare la fiction alle necessità e agli eventi di quegli anni. Sventati i pericoli dellanacronismo, la serie finì tuttavia per perdere rapidamente il suo enorme fascino, entrando ben presto nel dimenticatoio.   Il destino de \"Luomo ragno\", comunque, fu di gran lunga peggiore. Il pubblico non apprezzò molto la trasposizione televisiva dellamatissimo personaggio creato da Ditko: il serial era troppo piatto e lineare a livello narrativo, contrassegnato da uno stile trash pseudo demenziale e proponeva nelle duplici vesti di Peter Parker/Spider Man uno spento Nicholas Hammond, reo di non aver mai conferito credibilità e presenza scenica alleroe. La CBS decise allora di terminare il tutto dopo sole 13 puntate, dovendo di fatto ufficializzare il forte insuccesso del prodotto distribuito.   Nello stesso anno, tuttavia, un altro beniamino della Marvel era destinato a riscuotere uno straordinario consenso di critica e pubblico: si trattava de \"Lincredibile Hulk\", lenorme creatura verde ideata originariamente per un comic da Stan Lee & Jack Kirby. Budget elevatissimo, buoni effetti speciali, qualche ingenuità a livello di scrittura filmica. Ben nota la trama: durante un esperimento in laboratorio, lo scienziato nucleare David Banner viene incidentalmente investito da una serie di radiazioni; la prolungata esposizione ai raggi ha leffetto di risvegliare in lui un orrendo alter ego dalla forza bruta e dai modi animaleschi. Attanagliato da una giovane ed ambiziosa giornalista, il timido e solitario Banner proverà ripetutamente a realizzare un rimedio, senza però ottennere molti risultati. Il ruolo di Hulk venne assegnato al culturista Lou Ferrigno che si impegnò contrattualmente ad apparire nelle invereconde vesti del mostro solo due volte ogni puntata. Presumibilmente, come per Batman, fu laccurata rappresentazione di un personaggio dalla duplice natura a costituire la principale valvola di richiamo: insieme uomo e bestia, angelo e demonio, creatore e creatura. Pur se ampiamente diffusa, la pratica di tradurre per lapparato cine-televisivo le principali star delle strisce americane non costituì affatto lunica fonte dispirazione della prolifica industria seriale. Non tutti i tv-movies, infatti, attinsero le loro storie e le loro ambientazioni dal ricco serbatoio dei fumetti, e in alcuni casi seguirono delle linee di sviluppo proprie, talvolta molto originali.   Si pensi anzitutto a \"Luomo da sei milioni di dollari\" (1974) e a \"La donna bionica\" (1976). Steve Austin e Jaime Sommers non furono soltanto la raffigurazione più emblematica dellincontro tra uomo e tecnologia. Nelle loro movenze meccaniche (scandite dai mitici ralenti), nella loro vista supersonica, nella loro perfetta simbiosi robotica precorsero riflessioni etiche di scottante attualità sulla liceità dellutilizzo incondizionato del computer e delle nanotecnologie. Non solo: i due esseri bionici costituirono certamente uno sperimentale prototipo di cyborg, figura destinata a riscuotere uno straordinario successo nei ruggenti anni Ottanta.   E forse proprio la coppia Austin-Sommers ispirò il regista Paul Verhoeven nel suo \"Robocop\". Nel 1993 dalle vicende di Alex Murphy, lagente rimasto ucciso da una banda di criminali ed in seguito trasformato dalla multinazionale OCP (Omni Consumer Productions) in un automa corazzato ed invincibile, venne tratta una serie Tv. Nonostante gli effetti speciali di assoluto valore ed un intelligente mix di ironia sarcastica condita con del catastrofismo maligno, il lavoro non appassionò mai il pubblico di massa e per questo la sua durata fu assai limitata. Ebbe tuttavia il merito, di aggiornare e perfezionare limmagine delleroe contemporaneo: tanta bontà caratteriale, poca carne e molto metallo.
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