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Fantascienza e TV

Disse Brian Aldiss: "La fantascienza è la ricerca di una definizione dell'uomo e del suo ruolo nell'universo basata sulla nostra avanzata, ma confusa, conoscenza scientifica".

Dark Angel

12.04.2007 - Autore: Fabrizio Marchetti
La fantascienza è la ricerca di una definizione delluomo e del suo ruolo nelluniverso basata sulla nostra avanzata, ma confusa, conoscenza scientifica. Con queste parole Brian Aldiss nel 1973 fotografava bene una precisa tappa evolutiva della science fiction televisiva: quella che, propinando un pronunciato \"sense of wonder\" come nuova estetica dellindustria seriale, venne da più parti definita la \'New Wave\' della tv commerciale.   A partire dagli anni Sessanta e per tutti gli anni Settanta si registrò infatti un brusco cambiamento di tendenza a livello dei gusti dei consumatori e, di conseguenza, sul piano della pianificazione dei palinsesti televisivi. Il telespettatore amante della fantascienza si era stancato delle solite storielle metariflessive centrate sulla scienza e sugli scienziati. Voleva qualcosa di più. Desiderava in qualche modo essere lui stesso il protagonista di quelle incredibili narrazioni o, quanto meno, si augurava di potervisi sentire adeguatamente rappresentato.   La risposta delle case di produzione non tardò ad arrivare. Nel giro di pochissimo tempo vennero finanziati e reclamizzati progetti di fantaserie riguardanti le gesta di personaggi dai poteri eccezionali. Scoppiava così il mito del supereroe: generalmente un uomo qualunque che, dopo aver subito i nefasti effetti del progresso tecnologico, acquisiva capacità straordinarie prontamente poste al servizio dellumanità. Ma non si trattava di una regola fissa: i nuovi paladini della giustizia e del benessere collettivo potevano anche non appartenere al nostro pianeta. Poco importava se la loro forma esteriore appariva antropomorfa oppure informata su canoni estetici diversi da quelli umani. Limportante era lottare (e possibilmente sconfiggere) le oscure forze del male per salvaguardare la vita terrestre.   Lintensa partecipazione emotiva, il transfert passionale con luniverso della finzione che i serial del periodo innescavano nei confronti dello spettatore non costituivano comunque una novità assoluta. Già nel 1936 e nel 1951 si era assistito a qualcosa di simile con due memorabili telefilm: \"Flash Gordon\" e \"Superman\".   Tratto dallomonimo fumetto di Alex Raymond, il serial in 12 episodi diretto da Frederick Stephani fu il più emblematico prototipo di una fantascienza ingenua e spettacolare, carica di seduzioni mitiche. Costato unenormità per lepoca (350 000 dollari) \"Flash Gordon\" ottenne anche un inatteso successo di pubblico. A metà strada tra un lavoro verniano ed unopera vittoriana, esso si impose come suggestivo melting pot di istanze artistiche: costumi medioevali, scenografie da Art Nouveau, armature grecoromane e numerosi effetti speciali da kolossal fantascientifico. Fece la fortuna di Buster Crabbe (linterprete del personaggio) e fu seguito da due altre serie Universal: \"Flash Gordons Trip to Mars\" (1938) e \"Flash Gordon Conquers the Universe\"(1940).   Anche Tommy Carr negli anni Cinquanta decise di trasporre per la televisione un eroe dei fumetti. Il suo \"Superman\" fu infatti mutuato dal personaggio ideato da Jerry Siegel e disegnato da Joe Shuster. Il volto del leggendario abitante di Krypton fu quello di George Reeves, tormentato attore americano finito vittima della sua furia suicida nel 1959. Girato inizialmente in bianco e nero, il telefilm alimentò le fantasie dei bambini di tutto il mondo per sei lunghi anni, prima di chiudere definitivamente nel 1957.      
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