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Everything is Illuminated

Liev Schreiber, attingendo dalla sua esperienza personale e dal romanzo di Safran Foer, racconta la storia di un giovane ebreo americano che arriva in Ucraina in cerca del passato. E sono lacrime e risate

EVERYTHING IS ILLUMINATED

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
Dopo il lungo applauso a Venezia arriva in sala Everything is illuminated di Liev Schreiber, più noto come attore che come regista, soprattutto per la sua ultima interpretazione in The Manchiurian Candidate.

Il bambino che fino a poco tempo fa era per tutti il piccolo Frodo, che ciabattava per la Terra di Mezzo e sgranava al cielo i suoi occhioni da rettile, è diventato un attore di talento, si è liberato dell’aura elfica e si è trasformato in un giovane ebreo occhialuto a caccia di ricordi.

Jonathan (Elijah Wood) da quando è piccolo colleziona oggetti, cose trovate sul cammino, segni fisici di sé e della sua famiglia. Si tratta di un tentativo di trattenere il passato, di non lasciarlo scomparire, di conservarne in busta di cellofan la memoria delle cose. Per lui, nipote di ebrei rifugiati in America, la memoria è quasi un’ossessione. Da questa ossessione nasce il desiderio di ritrovare le sue radici geografiche, culturali, spirituali, e con loro anche la donna che salvò la vita di suo nonno durante la Seconda Guerra Mondiale.

Così Jonathan parte per l’Ucraina e affida il suo cammino a tre guide inverosimili. Un cane psicopatico, un rockettaro di Odessa di nome Alex (Eugene Hutz) e suo nonno, finto non vedente dai modi iracondi (Boris Leskin), tutti membri di un’ improbabile azienda familiare che porta ricchi ebrei americani sulle tracce dei loro antenati.

Il racconto, tratto liberamente dal romanzo di Jonathan Safran Foer, è una malinconica commedia sull’irresistibile richiamo del passato, che sempre insiste, trapela, illumina le cose con la sua luce rivelatrice, a volte per portare pace, a volte per affliggere.

Si ride e si piange in questo film, che sebbene non si risparmia qualche stereotipo e un paio di furbate, possiede un linguaggio espressivo emozionante, fantasioso, come l’inglese esilarante parlato da Alex, degli attori bravissimi (Elijah Wood e Eugene Hutz sono due autentiche rivelazioni) e una colonna sonora meravigliosa, tra i violini di Kusturica e una tempesta di balaljke.