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Elogio della brutta televisione (quella vera)!

Il brutto è uno "state of the mind", un modo di pensare e di percepire, una manifestazione cosciente od incosciente di due lati della stessa realtà. La sua è una percezione totalmente ed assolutamente amorale che ognuno può adattare alle proprie necessità, momento per momento.

Giusto Toni

12.04.2007 - Autore: Giusto Toni - Direttore generale Multithematiques Italia
Il pavimento di un uomo è il soffitto di un altro(Robin Williams)   Siamo stati sommersi da proditorie ed invadenti rassegne che festeggiavano i cento anni del cinema, i cinquanta di Biagi, i venti di Canale 5, o gli anniversari di morte, compleanno, nascita, matrimonio, divorzio di attori e registi, vallette ed adepti del mughini pensiero.   La nostra coscienza di amanti del grande e piccolo schermo è sazia della coppia andreotti/valeria marini, dei dibattiti sul grande fratello e delle operazioni di ingegneria genetica scaturite dal laboratorio del barone limiti/frankenstein.   Tutta questa brutta televisione non ci ha dato, neppure per un attimo, il sapore e lo stupore di quelle serate nelle arene estive della riviera romagnola o di quei film prima distrattamente osservati al cinema delloratorio tra un pacchetto di patatine ed una stringa di liquirizia su improbabili schermi rattoppati alla meglio, e rivisti poi su ancora più improbabili televisioni private, un tempo chiamate libere e poi colonizzate dallaiazzone way of life.   Neanche la televisione spazzatura di questi ultimi mesi ha saputo restituirci quel fremito di curiosità, quellattesa nervosa che ci ha accompagnato, ventanni fa, quando intorno alle 23.00 aspettavamo linizio di Star Trek su Antenna nord o quando, dopo aver goduto con il diciottesimo passaggio di Ombre rosse su uno dei due canali RAI, ci si spostava a navigare sulle prime emittenti private alla ricerca di qualche karateka invincibile o di qualche mostro spaziale giapponese dallalito pesante.   Ho bisogno di ritrovare passate sensazioni, di ricercare non il mitico graal, ma di realizzare il bisogno di vedere, toccare, sentire qualcosa che sia più confinante con la nostra quotidianità, qualcosa che abbia lodore della casa della nonna, qualcosa che assomigli al nostro capoufficio ed alla sua forfora, qualcosa di tragicamente ma realisticamente vero: il brutto.   Il brutto: ecco ciò che diventa cult, non moda.   Il brutto è eterno ed assoluto, mentre il trash che fa moda e tendenza, passa e fugge come i programmi di karaoke, le zingare indovine, gli hamburger di Macdonald e gli esclusi del grande fratello, quelli che si chiamavano . Ecco, già non ricordo più quei nomi.   Il brutto è uno state of the mind, un modo di pensare e di percepire, una manifestazione cosciente od incosciente di due lati della stessa realtà. La sua è una percezione totalmente ed assolutamente amorale che ognuno può adattare alle proprie necessità, momento per momento.   Parte dagli istinti più bassi, ricicla ledito e linedito, e crea una simbiosi con la realtà per poterne osservare tutti i sussulti, anche quelli minimi.   Il brutto non è mai in ritardo perché appartiene ad un universo dove il tempo non esiste.   Per questo gli alvaro vitali, gli aldo biscardi e le raffaella carrà sopravviveranno ai miliardi regalati con domande da scuola guida, alle fiction tv a prova di congiuntivo ed al proscenio dei freaks che animano i programmi intelligenti delle seconde serate.   Il brutto è politically correct, perché ecologico e riciclabile allinfinito, mentre il trash della televisione di oggi è come linvolucro di polistirolo sporco di ketchup di un fast food: difficile persino da raccogliere per gettarlo nella spazzatura.  
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