Due "stranieri in terra straniera"

Justin Tolchuk (Dan Byrd) è un ragazzino insicuro, mal integrato nel liceo che frequenta che, per quanto si sforzi di piacere ai suoi compagni di scuola, rimane sempre un “alieno in terra straniera” preso in giro e isolato. Tutto il contrario di sua sorella che, oltre ad essere sfacciatamente bella, è anche molto popolare. La madre di Justin (Amy Pietz) preoccupata per i rapporti sociali disastrosi del suo ragazzo decide che la miglior cosa da fare è inserire Justin in un programma di scambio interculturale e ospitare uno studente straniero in casa. Tutti, a partire dal padre di Justin, Gary (Scott Patterson, conosciuto in Italia per il ruolo di Luke in “Una mamma per amica”), si aspettano un occidentale, peccato che arrivi in realtà Raja Musharaff (Adhir Kalyan), pakistano e, neanche a farlo apposta, musulmano praticante.

Da questo momento in poi, nella borghese famiglia Tolchuk affiorano inevitabilmente tutte le paure e i limiti culturali della famiglia media americana, specialmente post 11 settembre, amplificati anche dalla stranezza connaturata in Raja. Così il ragazzo che doveva aiutare Justin a diventare finalmente popolare finisce per diventare un altro “alien” all’interno delle mura del liceo e inizialmente anche della casa ospitante. Ma le cose sono destinate a cambiare e, tra scene esilaranti e mille ostacoli, i due ragazzi, così diversi ma in fondo così uguali, riusciranno a diventare amici e forse anche ad uscire dall’incubo del liceo senza troppi traumi psicologici.

La sit-com, prematuramente chiusa a causa di un notevole calo degli ascolti, con l’arrivo nello stesso orario del più glamour “Gossip girl”, conta 18 episodi da 20 minuti, in cui i problemi razziali e le differenze culturali, vengono trattati con intelligenza ed ironia. Una piccola perla nel panorama delle sit-com che, strappando un sorriso agli spettatori, riesce anche nell’arduo compito di parlare di integrazione sociale e di rapporti interculturali in un Occidente che ora più che mai sembra faticare a relazionarsi liberamente con il “diverso” o, per rimanere in tema, con “l’alieno”.

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