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Dolls

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Dolls

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Dolls, il nuovo film di Takeshi Kitano, è crudele e perfetto. Come la natura che fa da sfondo alle tristi vicende dei protagonisti, perfetta al limite della morte. Il grande regista e attore giapponese, si ispira al Bunrako (che con il Kabuki e il Noh rappresenta il raffinato teatro giapponese) e dà inizio al suo racconto con unopera di Chikamatsu, lo Shakespeare del Sol levante, sul suicidio damore. Le marionette, vestite con i tradizionali kimono, raccontano la loro tragedia di amore e morte, che sarà poi vissuta dai protagonisti. In un luogo dove il tempo è scandito solo dalle stagioni, tre storie damore disperato.   Matsumoto (Hidetoshi Nishijima, il più bel giapponese mai visto) è fidanzato con Sawako (Miho Kanno), ma è costretto dalla sua famiglia a lasciarla per sposare la figlia del suo capo. Prima del matrimonio verrà a sapere che lei ha tentato il suicidio, si è salvata, ma non riconosce nessuno. La va a prendere e insieme fuggono in un viaggio senza fine, uniti da una corda di cotone rosso. E mentre i «vagabondi legati», come li chiama chi li vede passare, vagano tra ciliegi in fiore e foreste daceri, camminando vicini senza toccarsi, senza parlarsi, cadendo e trascinando il compagno, affrontando le stagioni della loro vita alla ricerca di quello che hanno perduto, le altre storie si intrecciano.   Hiro (Tatsuya Mihashi), un anziano capo Yakuza, è malato. Sente la vita che lo sta lasciando e ricorda il suo primo amore: una ragazza che lo attendeva ogni sabato su una panchina del parco per portargli il pranzo. Si rivede giovane, forte, mentre la lascia e lei gli giura di aspettarlo. Dopo tutti quegli anni decide di tornare e la ritrova, sulla stessa panchina, con il pranzo in grembo in attesa del suo fidanzato. Ma la vita non gli darà una seconda possibilità.   E infine la storia di Haruna (Kioko Fukada), famosa pop star che, vittima di un incidente che le deturpa il viso, si ritira su una spiaggia. Ma un suo fan non si vuole arrendere e per incontrarla è disposto anche ad accecarsi.   Paessaggi impressionanti, fotografia, luci e colonna sonora di Joe Hisaishi (gli intenditori ben lo conoscono) memorabili. La cosa più strabiliante restano tuttavia i vestiti del famoso stilista Yohji Yamamoto. I suoi costumi variano con lo stato danimo dei personaggi, divenendo protagonisti a loro volta. Rosso è il colore della corda che lega i giovani innamorati, rosse le foglie dacero, rosso il vestito di Sawako durante lautunno. Rosso il colore dellespiazione e del dolore. Takeshi Kitano ci racconta lamore e la morte con molti silenzi in un film che si adatta alla sensibilità di chi lo guarda: si può provare nostalgia, dolore, a volte rabbia, ma alla fine è una tristezza infinita che avvolge tutto, lieve e crudele come la neve su cui si perdono le orme delle due marionette legate dal cotone rosso.    
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