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Davide Parenti : un artigiano "sperimentatore"
Afferma Davide Parenti: "L'artigiano è uno che costruisce il suo tavolo in modo diverso dai tavoli che sono in commercio, usciti da una fabbrica. Questo non esclude che il suo tavolo sia particolare e che abbia dentro dei concetti innovativi.

30.01.2001 - Autore: Giovanna Palmieri
Nessuno, se non gli addetti ai lavori, conosce la sua faccia. Forse qualche matto teledipendente conosce il suo nome che scorre nei titoli di coda. Eppure, è a Davide Parenti, un ragazzo mantovano di 44 anni che dobbiamo buona parte di quello che passa in tv da quasi 20 anni, o meglio, quello che di buono e innovativo ogni tanto la tv ci concede. Mi viene incontro in maglione, jeans e scarpe da ginnastica arancioni: nel fare i 15 metri che lo separano da me il suo telefonino squilla più o meno 5 volte. Devessere faticoso stargli dietro e chi lavora con lui dice che è un gran rompiscatole ma anche una sorgente ricchissima da cui attingere a piene mani. E ad un metro forse fra 3 secondi riuscirò a stringergli la mano....Telefono! Lui mi guarda, mi sorride e (miracolo!) fa tacere quel dannato aggeggio.
E\' proprio lui l\'autore, insieme ad Andrea Pezzi, del nuovo gioco \"2008\" a breve su Italia uno.
Stai rivoluzionando il modo di fare televisione in Italia ma ti definisci un artigiano. Eppure, o si è artigiani o sperimentatori: come fai a conciliare queste due caratteristiche?
D.P.: \"Lartigiano è uno che costruisce il suo tavolo in modo diverso dai tavoli che sono in commercio, usciti da una fabbrica. Questo non esclude che il suo tavolo sia particolare e che abbia dentro dei concetti innovativi. Io, come lartigiano, difficilmente lavoro sui programmi degli altri: lavoro sui miei programmi. Mi invento una cosa e me la faccio: questo nella stragrande maggioranza dei casi. Anche \"Le iene\", che è un format argentino, è diversissimo dalloriginale: lunica cosa che abbiamo preso da lì è il fatto che indossiamo dei vestiti neri. Le incursioni sono del tutto differenti.\"
Come sono le loro?
D.P.: \"Gli argentini postproducono moltissimo. Fanno delle operazioni di grafica creativa simili a quelle che faceva Enrico Papi nel suo programma, spione delle vite delle persone famose. Uno dice una cosa e gli si allunga il naso, un altro dice unaltra cosa e la sua faccia diventa quella di un pagliaccio. Il loro programma che tra laltro è molto bello, è punteggiato da questo. Il nostro è molto più vario: ogni iena ha la sua specializzazione ed ogni servizio ha unidea che lo muove.\"
Avete acquistato un format e ne avete fatto un nuovo programma...
D.P.: \"Abbiamo acquistato una struttura e labbiamo riempita con dei contenuti totalmente diversi. Il risultato è un programma amatoriale fatto con pochi soldi e con le telecamere che ormai tutti usano quando sono in vacanza...\"
Anche \"MilanoRoma\" è così.
D.P.: \"Assolutamente. \"MilanoRoma\", format mio e del mio socio Claudio Canepari, è fatto con delle telecamere povere e parte da unidea che chiunque avrebbe potuto rendere concreta. Noi siamo contenti del risultato: lo abbiamo venduto in Argentina, Francia, Spagna e Canada.\"
Facciamo un passo indietro: tu hai esordito sul piccolo schermo nel 1983 con \"Gran Pavese Varietà\", un programma scritto con Patrizio Roversi e Paolo Hendel. Poi ti sei imbattuto in Antonio Ricci ed è nato \"Lupo solitario\". Quanto ti ha influenzato quellincontro e perché non avete più collaborato?
D.P.: \"Con Ricci ho lavorato tantissimo, imparando tutto quello che cera da imparare: è un genio. Le nostre strade si sono separate ma siamo rimasti in contatto. Daltronde lui è stato assorbito da \"Striscia la notizia\" che richiede unattenzione e un lavoro costante e non ha più avuto modo di percorrere la strada della sperimentazione.\"