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Dallo splatter ad Hollywood

Il talento visivo di Peter Jackson

Il signore degli anelli

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
Chi ormai non considera Peter Jackson, autore della saga de "Il Signore degli Anelli", uno dei più importanti e visionari registi presenti sul panorama internazionale contemporaneo? Cineasta capace di imprimere a queste mega-produzioni un'impronta personalissima fatta di gran senso del ritmo e di gusto tagliente per l'inquadratura ed un tratto distintivo sempre riconoscibile, Jackson è riuscito a trasportare in "La Compagnia dell'Anello" (Lord oh the Rings - The Fellowship of the Ring, 2001) e soprattutto in "Le Due Torri" (Lord of the Rings The Two Towers, 2002) tutti gli stilemi cinematografici ed il discorso autoriale presente nel suo cinema precedente. Tutte le pellicole da lui dirette, a parte "Creature del Cielo" (Heavenly Creatures, 1994), sono opere fantastiche, che all'inizio si sono principalmente dirette verso una ri-proposizione dissacrante e parodistica del cosiddetto genere "splatter": "Bad taste" (id., 1987), il film di pupazzi "Meet the Feebles" (id., 1989) e "Splatters Gli schizzacervelli" (Braindead, 1992), formano una particolare trilogia dedicata all'esplorazione del lato comico- sarcastico del più efferato "gore" cinematografico; girati con budget bassissimi e soprattutto con effetti del tutto artigianali, questi tre film hanno imposto il loro autore come uno dei talenti più singolari del panorama del cinema neo-zelandese. La svolta che potremmo chiamare "autoriale", e che ha imposto definitivamente Jackson al pubblico ed alla critica internazionali, avviene con "Creature del Cielo", folgorante melodramma sui disagi dell'adolescenza tratto da un sanguinoso fatto di cronaca avvenuto negli anni '60 in Australia. Il film è una perfetta sinfonia visiva, sorretta da una sceneggiatura calibratissima e da una regia che finalmente riesce ad equilibrare la propria, grande visionarietà con una coerenza nel seguire la storia. Dopo il successo del film (che ha ottenuto il Leone d'Argento a Venezia ed una nomination all'oscar per lo script), Jackson ha girato, sotto la produzione di Robert Zemeckis, lo scatenato "Sospesi nel tempo" (The Frighteners, 1996), horror ultra-citazionista che ha ottenuto più successo presso la critica che con il pubblico, ma ha permesso al regista di vedersi spalancate le porte delle majors hollywoodiane, e potersi finalmente dedicare alla trasposizione cinematografica del romanzo di Tolkien. Dopo quattro anni di preparazione e quasi due di riprese (i tre film che compongono l'intera storia sono stati girati insieme), ecco comparire nel natale 2001 "Il Signore degli Anelli la Compagnia dell'Anello", blockbuster da 100 milioni di dollari che in un certo senso si pone come pietra miliare nella storia delle mega-produzioni: il film infatti rappresenta sia un'opera destinata al grande pubblico e ad incassi da capogiro (come poi è avvenuto), sia una nuova, personalissima e coerente visione fornita da un autore: la messa in scena accalorata, fangosa, sanguigna; le inquadrature sghembe; il ritmo incalzante, frenetico impartito agli eventi; tutto questo appartiene in tutto e per tutto al discorso estetico di Peter Jackson, che è riuscito a trasportarlo nel "suo" blockbuster mantenendolo intatto. Ed ora "Le Due Torri", che sotto molti punti di vista rappresenta l'estremizzazione cinematografica di tutto il suo cinema. Chi può non riconoscere ormai il talento di Peter Jackson?