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Corpi impazienti

Esce in Italia "Les Corps Impatients " l'opera prima di Xavier Giannoli che vinse a Cannes la Palma d'oro con il cortometraggio "L'Interview". Tra gli interpreti, Laura Smet, figlia d'arte di Johnny Hollyday.

I corpi impazienti

12.04.2007 - Autore: Chloé Barreau
di Xavier Giannoli con Laura Smet, Nicolas Duchauvelle e Marie Denarnaud)   Les Corps Impatients è un film apparentemente modesto : opera prima con pochi soldi, pochi personaggi, pochi luoghi, attori sconosciuti e riprese in digitale. Eppure è proprio la sua economia a supportare la sua ambizione. La forma colpisce immediatamente, anche prima che si sveli l'audacia del proposito: audace, infatti, raccontare la storia di una ventenne che si scopre malata di cancro, descrivere la degradazione del suo essere e della sua relazione con l'altro, e andare fino in fondo di una logica assunta, senza ipocrisia né barriere.   Charlotte e Paul sono innamorati e hanno vent'anni. Vent'anni, l'età dei possibili, dell'assoluto e dell'incostanza, con la morte così lontana. Quando una notte di piacere carnale vale il grande amore, quando la malattia è un concetto astratto. Eppure si fa viva, la malattia, improvvisa, nascosta e subdola : è diagnosticata a Charlotte nella Parigi inospitale dove è venuta a farsi visitare. Da lì in poi, Charlotte spinge Paul verso Ninon, la sua cugina. Per fare compagnia al ragazzo in questa città sconosciuta e spensierata ? Per mettere alla prova la sua fedeltà? Perché la sofferenza la allontana da lui ? O forse addirittura per scegliere se-stessa quella che la sostituirà, come nella canzone di Aznavour. Non lo si capisce, ed è proprio quella, la forza di questi Corpi impazienti : tuffarci nel mistero delle relazioni tra gli esseri, dentro ciò che sfugge allo sguardo e alla parola, come il cancro o la gelosia. Per questi tre ragazzi impreparati, l'abbraccio vale per la tenerezza, la violenza per la paura. Scombussolati - in questa situazione in cui la menzogna pesa quanto la verità è crudele - sono portati a tradirsi. La morte che appiana crea un'urgenza in questo trio, il loro appetito di vita, prima impaurito, viene infiammato e consumato, come la relazione tra Paul e Ninon. La passione sarà spinta al massimo in questa storia di follia ordinaria che, come durante le guerre, subisce un' insolita « accelerazione ».   Le riprese digitali, che non sanno di ripiego ma rispondono invece alle esigenze d'autore, sono febbrili quanto i caratteri : una regia in « presa diretta », placcata sui corpi, una regia intima, nuda, cruda, mai oscena. Questo primo film è uno di quelli rari che per toccare i cuori palpano i corpi e scavano la carne. Il corpo, la sua consistenza, la sua « testura », la sua postura, il suo linguaggio, corpo malato, sensuale, tatuato, corpo capriccioso, corpo « impaziente ». Siamo colpiti dalla grazia quasi soffocante di questi volti lontani dall'innocenza ma non esattamente colpevoli; la sola apparizione dei capelli di Marie Denarnaud è un colpo al cuore, ogni sguardo di Nicolas Duchauvelle un abisso. Gli attori, principianti, regalano la loro virginità al film, e si danno con intensità, senza mestiere né trucchi, senza pensare a imbrogliare o a sedurre. Xavier Giannoli è consapevole della regola tacita che esige da un soggetto doloroso che faccia male sullo schermo: in questo film imperdibile, niente è taciuto di ciò che ferisce, niente viene nascosto di ciò che atterrisce. I momenti di tenerezza hanno senso affiancati agli istanti di crudeltà, e l'umano si rivela in se stesso, coraggioso e fragile, nella sua estrema complessità come nella sua desolante semplicità.