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Consigli per aspiranti attori
Per Cristiano Cucchini era inevitabile la scelta della professione: cresciuto nel mondo dello spettacolo, figlio di un produttore e di un agente, coccolato e vezzeggiato sin da bambino dagli attori, ha continuato a percorrere questa strada: il mestiere dell'agente per attori.

12.04.2007 - Autore: Maria Antonietta Schettino
Per Cristiano Cucchini era inevitabile la scelta della professione: cresciuto nel mondo dello spettacolo, figlio di un produttore e di un agente, coccolato e vezzeggiato sin da bambino dagli attori, ha continuato, inevitabilmente a percorrere questa strada.
Agente, tra gli altri, di Bova, Cucinotta, Arcuri, Gassman sembra essere profondo conoscitore delle caratteristiche peculiari degli attori e ci risponde senza mezzi termini.
Allora in cosa consiste il tuo lavoro?
C.C.: A noi interessa la carriera della persona, mai il singolo progetto. Non credo che lartista, senza il manager, riesca a fare una grande carriera perché per la sua enorme sensibilità è molto esposto e si troverà di fronte a scelte che non potrà realizzare da solo. In particolari momenti della vita prova profonde insicurezze che costituiscono la sua forza, ma sono anche il motivo per cui ha bisogno di un punto di riferimento.
E vero che viviamo in unepoca in cui si può diventare famosi facendo anche Il Grande Fratello, però io non ci credo, si tratta sempre di carriere molto corte. Raramente si riesce a fare come Raoul Bova, che ha avuto degli enormi colpi di fortuna, lo ammetto, però si è applicato, ha studiato più di tutti: pur provenendo dalla periferia di Roma, dopo tre mesi già parlava un italiano pulito, ci sono persone invece che dopo 5 anni ancora conservano pesanti errori. E bello conservare un po di verità in un leggero accento ma commettere errori nellarticolazione del linguaggio è completamente diverso.
Quali sono gli strumenti per migliorarsi, potresti indicare delle scuole?
C.C.: Gli strumenti sono assolutamente soggettivi, sono dei percorsi che non finiscono mai. Lattore spesso prova un grande piacere nel mettersi di fronte alla macchina da presa o sul palco del teatro. In alcuni casi questo desiderio nasconde una richiesta di conferma che però non deve essere fine a se stessa: secondo me lattore dovrebbe provare quella sensazione di piacere volta alla realizzazione di cose che avvengono attraverso la sua creatività, non solo stare davanti alla scena ma utilizzarla come mezzo per esprimere uninteriorità.
La tecnica può essere offerta dalle scuole, io le consiglierei tutte. E vero che la Magnani ha frequentato lAccademia, ma non tutti quelli che hanno fatto questa scuola sono diventate la Magnani..
Consiglierei di adattarsi alla disciplina: bisogna alzarsi la mattina, rendere conto a qualcuno, avere compagni di percorso, fare tesoro del confronto. Faccio un esempio: al momento delle riprese cè la convocazione al trucco alle 6 del mattino, se tutta la notte stai in discoteca, la terza giornata non ce la fai, alle 4 di pomeriggio crolli.
Allora come si inizia, come si muovono i primi passi?
C.C.: La prima persona che deve essere affascinata sono io, perché devo trovare un quid che mi convince. Chiamo un regista o un produttore o un direttore del casting e gli dico che quella è la persona che sceglierei al posto suo, lo direi onestamente, perché quelli che non mi piacciono non li prendo: insomma ci devo credere io per primo. Ho un po di intuito ma mi è capitato anche di sbagliare, sai non siamo sempre uguali: una ragazza a 20 anni può essere in un modo, a 24 già in un\'altro perché, ad esempio, si è inquadrata in una razionalità che non permette di intravedere la sua emotività, oppure una ragazza molto emotiva che non è capace di apprendere; ho visto dei progressi sul fronte della lingua inglese della Cucinotta che fanno paura: la Cucinotta è una spugna, se tu gli parli in cinese, dopo un giorno lei ti parla in cinese, non si applica nello studio..però è una che impara. Ci sono tante persone che non imparano.