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Ciao Sandra

Se ne va anche l'altra dolce metà della coppia che ha fatto la storia della Tv. Addio a Sandra Mondaini.

Sandra Mondaini

21.09.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
Aveva affrontato una lunga battaglia contro il cancro e una vasculite che l’aveva ridotta alla disabilità, ma a stroncarla è stato infine il dolore per la perdita del marito che si era portato via la sua voglia di vivere. Da quando Raimondo non c'era più, non c’era più neanche lei, così, dopo cinque mesi di ricoveri e terapie, questa mattina Sandra Mondaini ha smesso di lottare.

Aveva 79 anni, cinquantacinque dei quali passati sotto i riflettori. Cominciò con Macario che le insegnò la disciplina e l’amore per il lavoro quando, dopo averla notata tra i generici di uno dei primi programmi televisivi, la reclutò nella sua compagnia di rivista.

Piccola, minuta, non certo una bellezza canonica, non una pin up, eppure armata di una marcia in più. Una marcia fatta di umorismo brillante e spigliato, di fulmine e intelligenza, di lungimiranza e modernità.

Da quando la tv di Stato si accese per la trasmissione “Settenote”, da qualche pare sul palco c’era lei. Poi la rivista, Mike Bongiorno, i primi quiz, e il cinema, fino al 1958, anno del fatidico incontro con Raimondo Vianello che davanti ad una cotoletta quattro anni dopo le chiese di sposarlo. Lei pensava che scherzasse perché non faceva altro, ma lui non era mai stato tanto serio. A dimostrarlo ci sono oltre cinquant’anni di ricordi personali e pubblici e il sodalizio più romantico del piccolo schermo che nella parodia del dramma quotidiano della vita di coppia ha trovato la formula della felicità.

La definitiva consacrazione per Sandra arrivò con “Canzonissima” nel 1961, ma il gioco della mogliettina insoddisfatta e del marito sempre in cerca di evasione cominciò nel varietà “Il giocondo” che nel cast vantava la presenza della vamp Abbe Lane, “la sora Abbe” per Raimondo che sognava di fuggire via con lei. Si apriva così l’epoca degli sketch in coppia che fecero la fortuna di trasmissioni come “Sai che ti dico?” (1972), “Tante scuse” (1974), “Noi... no” (1977), “Io e la Befana” (1978), “Stasera niente di nuovo” (1981), fino al battesimo della tv privata con il varietà “Attenti a quei due” (1982), cui seguirono “Zig Zag” (1983-86), “Sandra e Raimondo Show” (1987) e, dal 1988 la sit-com “Casa Vianello”: 16 stagioni in 343 episodi che terminavano tutti inesorabilmente con i moti ribelli di Sandra tra le lenzuola al suono dell’esasperante lamento “Che noia, che barba”. Un piccolo e ostinatissimo capolavoro di comicità.

Un altro successo, personale, la signora della tv lo mise a segno con il personaggio di Sbirulino che con la sua poesia conquistò i bambini che lei amava tantissimo e che non riuscì mai ad avere.

La forza titanica di questa donna piccola piccola era prima di tutto umana e anche di fronte alle sofferenze fisiche la voglia di ironizzare, finchè Raimondo era con lei, non è mai venuta meno. Con lui però se n’era andato l’ultimo sorriso.

Le immagini della carriera.