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Che ne sara' di noi

Una commedia generazionale diretta da Giovanni Veronesi con Silvio Muccino e Violante Placido.

Che ne sarà di noi

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
di Giovanni Veronesi con Silvio Muccino, Violante Placido.   "Che ne sarà di noi" è l'ideale anello di congiunzione tra "Come te nessuno mai" e "L'ultimo bacio", ovvero i due film che segnano l'ingresso trionfale della famiglia Muccino nel cinema italiano. Di questo, per la regia di Veronesi, Silvio è non solo il protagonista ma addirittura lo sceneggiatore e l'ispiratore principale della pellicola.   "È il film che avevo sempre avuto nel cassetto e che adesso ho tirato fuori ha confessato l'appena 21enne Silvio e rappresenta un po' il mio viaggio di maturità, in tutti i sensi". Già. Perchè con questo "Che ne sarà di noi" Silvio in effetti si affranca definitivamente dal fratello Gabriele per prendere decisamente una strada propria. E con più che promettenti risultati. La trama parla dell'uscita, quasi kantiana, dall'adolescenza, di un gruppo di giovani liceali - quelli di "Come te nessuno mai" - che per la prima volta si trova in quella terra di nessuno, dove non si è ancora adulti abbastanza per compiere certe scelte - quelle dei trentenni de "L'ultimo bacio" - ma non si è nemmeno più dei ragazzini, per cui ogni sciocchezza ti viene perdonata.   Finisce l'anno scolastico e tre amici (Muccino, Giordano e Sanfelice) decidono di partire per il "mitico" viaggio premio di maturita', quello al termine del quale, forse, bisognerà diventare adulti. Scegliendo l'università o il lavoro o chissà che altro. I tre si imbarcano per Santorini, isola greca di rara bellezza dove ognuno di loro vivrà in modo drastico il confronto con sè stesso e con quel futuro che si sa che è li', a portata di mano, ma che ancora non si vede. E proprio in questo ventaglio di soluzioni che si aprono davanti ai giovani amici, per la prima volta liberi dai genitori e dalle regole sociali, si aprono voragini di incertezza, di imbarazzo di non sapere dove andare, perchè nessuno insegna a questi 18enni come affrontare davvero la vita.   Emblematica la scena dove i tre ragazzi sulla spiaggia giocano ad immaginare il futuro: "Se tu fossi ministro dell'istruzione domanda Muccino a Sanfelice che materia metteresti che manca?". "Pensare" risponde l'amico. Appunto, nessuno insegna a pensare, ma questa è la vita. E si va avanti. Ognuno inseguendo qualcosa che non ha, ognuno cercando di non imitare il modello genitoriale che lo ha cresciuto, ognuno con l'autenticità e la sincerità di scelte coraggiose che forse solo a 18 anni si possono fare, quando non si ha ancora niente da perdere e l'amore è vissuto in modo totalizzante ed estremista.   In questo senso la storia portante del film è quella tra Violante Placido e Silvio Muccino, attorno ai quali si muovono uno straordinario Elio Giordano e il giovanissimo Paolo Sanfelice. Tutti ben caratterizzati nella loro ricerca dell'inquieto, nel loro sforzo di arginare vulcaniche personalità che tentano di trovare la strada, forse la ribellione, a qualcosa a cui non sanno nemmeno loro che nome dare.   C'è una bella leggerezza e anche una giusta dose di ironia, quella di Veronesi, nel raccontare questo percorso di ricerca che tutti compiamo ogni giorno nel momento in cui entriamo in discussione con noi stessi, ci rimettiamo in gioco e cerchiamo di darci delle risposte che spesso potrebbero allontanarci o riavvicinarci a quello che noi consideriamo fondamentale. Si soffre, si sceglie, si vive. Guardando avanti.   "Al di là dei percorsi e delle scelte personali ha concluso il regista vorrei sottolineare come questo film abbia un cast di assoluto rilievo. Non è vero che i giovani sono degli sbandati, penso a questi giovani attori e mi considero un privilegiato ad aver potuto lavorare con loro. Fra qualche anno saranno tutti famosissimi, e al di là di questo sono delle persone splendide, quindi speranza e futuro c'è, anche se ancora non si distingue bene".