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BUMP The Show

È un nuovo (pseudo) reality show interattivo che ha preso il via sul Web e ha suscitato l'attenzione dei media trattando il tema dell'aborto e coinvolgendo il pubblico nel dibattito.

BUMP The Show

09.02.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Il presidente americano Barack Obama, nel corso dello scorso anno, aveva esortato al confronto tra rappresentanti delle differenti posizioni in tema di aborto, a trentasette anni di distanza dalla possibilità di scelta fornita alle donne dalla Suprema Corte degli Stati Uniti (per l’Italia la legge 194 arrivò nel 1978).

Un nuovo (pseudo) reality show interattivo incentrato proprio sul tema dell’interruzione di gravidanza, che ha preso il via il 29 gennaio direttamente via Web, ha preso la palla al balzo e si è proposto come un contenitore nel quale far confluire l’esperienza dei visitatori/spettatori, che possono interagire con gli altri utenti e con la produzione stessa dello show, raccontando le loro storie personali e manifestando le proprie opinioni in materia, tanto che la stessa prosecuzione dello show, e il suo finale, terranno conto dei commenti lasciati sul sito.

Lo show si chiama “BUMP+” ed è subito finito nell’occhio del ciclone delle polemiche, vista la delicatezza e le implicazioni collegate all’argomento trattato.

In “BUMP+” – una produzione Yellow Line Studio, con Dominic Iocco in veste di produttore esecutivo – vengono raccontate, in episodi intrisi di un certo realismo, le storie (fittizie) di tre donne alle prese con una gravidanza indesiderata: Katie Donahue (Tina Schlapprizzi), che è rimasta incinta dopo che il marito militare è partito in missione, Hailey Kirsch (Lyndsey Doolen), che è l’incarnazione di una donna in cerca di fama e affermazione, e Denise Jensen (Isabelle Giroux), che è uno spirito libero, già madre di due bimbi e (per non farsi mancare nulla) vittima di violenze domestiche.

Nessuna di loro, né tanto meno il dottor Patterson (Andray Johnson) che le ha in cura, può immaginare quale sarà l’esito del loro percorso. Né chi delle tre interromperà la sua gravidanza.

Le polemiche si sono concentrate, com’era prevedibile, sull’opportunità stessa di affrontare in questa sede e con questa forma un dibattito tanto spinoso - anche se a dire il vero la cosa sembra perfettamente in linea con la tendenza delineatasi dopo l’esplosione dei social network e del cosiddetto Internet 2.0 - ma non hanno risparmiato nemmeno le scelte della produzione, che ha pensato a tre ragazze bianche come protagoniste quando le percentuali statistiche vedono invece cinque aborti di ragazze nere per ognuno di una ragazza bianca.

Il produttore Dominic Iocco ha tenuto a precisare, in un’intervista al Washington Post, che i commenti sul sito del programma (bumptheshow.com) sono attentamente moderati, per evitare che la conversazione possa scadere in termini non accettabili, ma non è riuscito a sottrarsi al fuoco dei detrattori, pur vedendo al contempo assicurata un’enorme visibilità al programma.

Mai come in questo periodo storico la televisione e i media in generale, sempre più interconnessi fra loro e con Internet in testa, sembrano quindi essere diventati il teatro nel quale tentare di aggiornare al presente la discussione su temi importanti, che in altre epoche avevano coinvolto l’opinione pubblica in tutt’altra maniera.

Basta guardarsi intorno (la recentissima fiction di Rai Uno sulla figura di Basaglia ne è un esempio, ma anche la discussione intorno alla canzone di Povia al prossimo Festival di Sanremo), per rendersi conto di quanti “prodotti” tentino di stimolare il pubblico nei confronti di argomenti scottanti o moralmente e politicamente impegnativi.

Tenendo sempre bene a mente la differenza tra la realtà e la finzione, e sapendo sfruttare con intelligenza gli spunti che provengono dalle molteplici esperienze altrui (che in questo caso particolare vengono testimoniate dai commenti a margine di ogni episodio), non è detto che anche tentativi certamente estremi, come questo proposto da “BUMP+”, non possano davvero produrre l’effetto di: “aprire un dibattito nazionale sul tema della gravidanza e sulle conseguenze che possono derivare dalla scelta di abortire o meno”, come immaginato da Iocco nella fase di creazione.

A patto naturalmente che non ci si abbandoni alla spettacolarizzazione, e si affronti l’argomento con le dovute competenze.
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