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Boogeyman

Uno strampalato horror che ha conquistato il box office americano. Prodotto da Sam Raimi

Boogeyman - L'uomo nero

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Regia di Stephen Kay;
con Barry Watson, Emily Deschanel, Tory Mussett, Andrew Glover, Lucy Lawless.  

Il giovane Tim (Barry Watson) a otto anni ha visto il padre morire per mano dell’orribile “uomo nero”, un’entità maligna che si manifesta ai bambini passando attraverso i ripostigli delle loro stanze da letto. Diventato adulto, e convintosi che la drammatica morte del padre sia stata in realtà soltanto frutto della sua immaginazione, Tim torna nella casa dove ha vissuto da bambino, alla ricerca della verità sull’origine di tutte le sue paure. Con lui, la sua fidanzata Jessica (Tory Mussett) , l’amica Kate (Emily Deschanel) e soprattutto una misteriosa bambina, l’unica che sembra credere all’esistenza dell’”uomo nero”...

Quando sul press-book del film abbiamo che il produttore, il grande Sam Raimi, aveva affidato la regia di quest’horror al semi-sconosciuto Stephen Kay, abbiamo subito storto un po’ il naso. Già, perché Kay del tutto sconosciuto non è: alla fine degli anni ’90 ha infatti diretto due lungometraggi che ne avevano messo in luce l’assoluta mancanza di talento; il primo era lo sgangherato e pretenzioso “L’ultima volta che mi sono suicidato” (The Last Time I Committed Suicide, 1997), seguito poi dal pessimo action “La vendetta di Carter” (Get Carter, 2000), remake di un vecchio giallo con Michael Caine. Anche questa sua ultima prova di regista conferma purtroppo un’endemica incapacità a dotare le proprie opere di una qualsiasi coerenza interna. L’estetica di “Boogeyman” è infatti quantomeno approssimativa, indecisa nel ritmo ed incapace di spaventare lo spettatore se non con i più comuni mezzucci. Anche la scelta di adoperare la computer graphic per la realizzazione degli effetti speciali risulta alla fine un elemento controproducente alla tensione. Il più grosso difetto di questo strampalato horror sta però nella concezione dello script, che non possiede alcuna originalità né sa sfruttare con dovizia gli stilemi più classici del genere; la storia procede per accumulo di elementi, senza scandire logicamente eventi e situazioni. Un briciolo di interesse inizia a manifestarsi nella parte centrale del film, quando la trama potrebbe delinearsi in un senso ben preciso (l’idea che, forse, tutta la storia sia veramente frutto della mente del protagonista), salvo poi ritornare sui binari del più deprimente caos narrativo.

Ideato e realizzato senza idee, in conclusione “Boogeyman” passa attraverso la visione dello spettatore senza lasciare o quasi traccia, e soprattutto senza aggiungere nulla al genere. Possibile, ahinoi, il solito sequel: al botteghino americano infatti il film è andato piuttosto bene, incassando 46 milioni di dollari a fronte di 20 milioni di budget. De gustibus non disputandum est...