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Benigni mattatore travolge e fa volare

La prima puntata di "Vieni via con me" si trasforma in un Benigni Show che conquista l'auditel.

Vieni via con me: Roberto Benigni

09.11.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
Sette milioni e seicentomila sono gli italiani che hanno visto la prima puntata di “Vieni via con me”. La tv secondo Fazio e Saviano parte in pole position con il 25.48 di share che dalle parti di Raitre non si registra praticamente mai. Sui risultati strabilianti pesano senz’altro le polemiche e i fucili puntati, ma più di tutto pesa un leggerissimo Roberto Benigni che ha benedetto l’iniziativa con uno show gratuito di quaranta minuti. Gratis per gratis però una battuta al Dg Masi non gliela toglie nessuno: da lui il comico si aspetta che ricambi la cortesia dell’ospite rinunciando al proprio stipendio...

Lo spettacolo è cominciato da circa un’ora. Daniele Silvestri canta Gaber; Fabio Fazio cita Prezzolini, Flaiano, Longanesi; Roberto Saviano spiega con il suo piglio antitelevisivo eppure efficace i meccanismi di quella macchina del fango che scredita e delegittima; Nichi Vendola legge la lista degli appellativi con cui vengono indicati gli omosessuali, 27 modi per dire gay; la scenografia è elegante e sobria, il gioco degli elenchi e delle classifiche è un garbato riferimento letterario a Nick Hornby; la temperatura è di circa 20 gradi centigradi. Ma a questa quiete apparente corrisponde una prossima tempesta. E’ in arrivo il ciclone Benigni pronto a riversarsi sulla scena saltando e agitando il corpo elastico e lo spirito lieve del buffone.

Da adesso in poi sarà impossibile scollarsi dal divano. L’assalto è sfacciatamente libero da giri di parole e da candide premesse, si va subito al sodo a cominciare da Ruby e dagli scandali a luci rosse, e poi ancora la crisi politica. Il monologo è disseminato di “accoratissimi” appelli al premier perchè resista al suo posto. Finti colpi al cerchio e alla botte in un crescendo visionario che investe Bossi, Fede, Ghedini, Mubarak, la mafia, Gheddafi, i cavalli di Gheddafi e compagnia cantando perchè “la costituzione è gay”... Frecciate anche per il Pd e un richiamo a Rosi Bindi che Benigni invita a sacrificarsi per il partito e concedersi alle lusinghe mascherate dal premier.

Ma come si fa a fare uno show senza musica? Non si può ed è per questo che Benigni canta la marcia luciferina di un potere che accieca e rende avidi e in un ritratto grottesco e geniale del capo del governo tuona spaventosamente “E’ tutto mioooooooooooo!!!”

Spaziando tra cultura alta e bassa e fondendo i registri, questo gigantesco spiritello furente e aggraziato approda infine nel porto placido della poesia, nell’abbraccio dell’amore e dell’arte e del sapere e si congeda dal pubblico interpretando “Vieni via con me”, la canzone di Paolo Conte che dà il nome alla trasmissione. Lo studio viene giù ma non è ancora finita perchè Benigni ci tiene a comparire in scena accanto a Saviano, a sfidare le mafie e a ricordare a tutti noi che “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con la biro, quello con la pistola è un uomo morto”.

Ora sì cala il sipario. Ma in scena arriva Claudio Abbado, l’ultimo ospite, e si rientra progressivamente nei binari di una trasmissione che non merita – e dobbiamo augurarcelo tutti – che l’Azienda le sguinzagli contro i cani.
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