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Bambole russe

Tornano il regista ed i protagonisti de "L'appartamento spagnolo" per il sequel di quel che è stato definito il film culto dell'erasmus generation

bambole russe

12.04.2007 - Autore: M.S.
Regia di Cedric Klapisch
Con Romain Duris e Audrey Tautou

Li avevamo lasciati alle prese con i nuovi confini europei, le strade di Barcellona, la fine degli studi e l’inizio di una nuova vita tra sicurezze e desideri da esplorare. Cinque anni dopo, i protagonisti de “L’appartamento spagnolo” si ritrovano in "Bambole russe" rincorrendosi tra Londra, Parigi, e San Pietroburgo. Hanno raggiunto i 30 anni, e sono sempre più confusi.

Tornano il regista ed i protagonisti de “L’appartamento spagnolo” per il sequel di quel che è stato definito il film culto dell’erasmus generation. Questa volta a fuoco è la fatidica soglia dei 30 anni

Xavier (Romain Duris) ha scelto di inseguire i suoi sogni e di diventare scrittore. Ma non ha trovato ad aspettarlo una strada lastricata di riconoscimenti. Barcamenandosi tra lavoretti (soap opera, ghost stories, pubblicità), e passeggere fughe sentimentali, deve schivare in continuazione i problemi con la banca e le pressioni delle scadenze che incombono sulla sua età: il grande libro che gli cambierà la vita, e la fidanzata ideale. Stesse incertezze di sempre, molte illusioni in meno. E la confusione che cresce quando sembra impossibile conciliare i sogni e la realtà.

A volte bisogna andare lontano per capire quanto si è vicini: meglio partire, tra Londra, Parigi, San Pietroburgo, ritrovando i compagni di Barcellona, e la loro confusione. Xavier sa che scrivere è prima di tutto mettere ordine, cercare le scatole dove infilare i desideri e le idee giuste. Scatole dentro scatole per diramare il caos, fino alla più piccola, che è proprio quella che stavamo cercando. Ancora una volta, tutti i turbamenti ed i dilemmi di una generazione esplodono, si frammentano e si ricombinano, come in un gioco. E così Klaplish ce li restituisce in una commedia leggera, che non ha nulla di nuovo da dire, ma che riesce comunque a  incollarci alla sedia perché ci tocca nel vivo. Ed è strano che anche tra ragazzi che attraversano l’Europa, conoscono la borsa, vanno a Porto Alegre per salvare il mondo, il perno ossessivo di tutti i “guai” è sempre l’amore.

Certo in una forma moderna e bizzarra, perché quando si è costretti a fare i conti con tante storie finite, con la paura di crederci e di ricominciare, abolito il “ti amo e ti ho sempre amato dal primo momento”, bisogna cercare nuove parole giuste…