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Armi contro la Jihad

Wikileaks: Serie tv popolari come Desperate Housewives e Friends valgono più della propaganda.

Wikileaks: Desperate Housewives contro la Jihad

09.12.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
David Letterman è molto simpatico, Jennifer Aniston ed Eva Longoria… be’ loro sono fantastiche. Siamo tutti d’accordo, anche i giovani sauditi che secondo uno studio inviato da diplomatici americani di stanza a Gedda (Arabia Saudita) al Dipartimento di Stato, e pubblicato da Wikileaks, sarebbero affascinati da serie tv popolari come “Desperate Housewives” e “Friends” e si divertirebbero con il “Late Night Show”. Il documento riservato intitolato David Letterman: Agent of Influence non si limita certo ad esaminare i gusti televisivi della gioventù saudita, ma mira ad evidenziare come il gradimento per l’entertainment made in USA scoraggi il desiderio di votarsi all’estremismo terrorista. Il soft power dell’industria culturale è una delle più capillari forme di colonizzazione, e questa non è certo una novità, ma che Letterman e le tremende vestali di Wisteria Lane abbiano una funzione nella guerra alla Jihad e figurino nei cablogrammi indirizzati a Washington è quantomeno curioso.

I veri soldati di un’invasione non violenta che passa per il satellite si chiamano quindi Bree, Susan, Lynette e Gabrielle del reggimento Desperate, Ross e Rachel, Chandler e Monica della Divisione Friends; lavorano al servizio della causa occidentale in un territorio caldo che ha avviato prudenti aperture ai costumi occidentali, e con le loro chiacchiere sono capaci di dissuadere  i giovani da possibili fascinazioni estremiste. Molto più dei discorsi istituzionali che invitano al dialogo interreligioso.

La rivoluzione messa in moto dalle Casalinghe potrebbe insomma oscurare in efficacia le azioni del controspionaggio e nel frattempo di sicuro supera le forme più dirette di propaganda che gli States hanno provato a far passare attraverso Al Hurra, canale all-news lanciato nel 2004 con il proposito di offrire un’alternativa ad Al Jazeera e Al Arabiya. Un buco nell’acqua che è costato ai contribuenti americani 500 milioni di dollari, quando bastavano biscotti caldi fatti in casa e caffè del Central Perk.