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American Guerra

Ultimo in ordine cronologico ad aver ufficializzato la propria entrata nella realtà del mainstream statunitense è Andrea Guerra, con la sua colonna sonora per "La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino

La Ricerca della Felicità - Colonna Sonora

12.04.2007 - Autore: Giuliano Tomassacci
     

Ultimo in ordine cronologico ad aver ufficializzato la propria entrata nella realtà del mainstream statunitense è Andrea Guerra, con il suo commento per "La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino – anch’esso all’esordio americano. Al momento s’impone però un distinguo rispetto al suddetto scenario. In primo luogo –a differenza dei connazionali Marianelli e Siliotto – Guerra è stato reclutato direttamente dall’autore de "L’ultimo bacio", figurando – non a caso – come unico altro italiano del cast tecnico. Pare auspicabile comunque che anche senza l’intervento di Muccino, l’ottimo compositore de "Le fate ignoranti" e "La finestra di fronte", avrebbe in tempi brevi varcato i confini italiani, visto il notevole interesse riscosso dal suo plaudito lavoro per Hotel Rwanda e il generale apprezzamento dimostratogli dagli appassionati di settore, da sempre attenti alla sua distinta cifra stilistica. Personalità musicale che concretizza però la seconda urgenza di diversificazione dai canoni del nuovo riflusso hollywoodiano: perché Guerra confeziona un lavoro di sicura dignità e funzionalità filmica, ma risulta in fin dei conti distante dal suo tratto più rappresentativo. I modelli di riferimento sono presto svelati: Thomas Newman e John Powell su tutti. Al modulo neo-minimalista svezzato dal compositore di American Beauty spetta un ruolo di prominenza, mentre la semplicità più frugale (anch’essa poi redatta sull’essenzialità strumentale newmaniana) del Powell intimista (Mi chiamo Sam) echeggia sovente nell’inclinazione melodica. Insomma – nonostante il risultato tutto sommato apprezzabile – c’è da registrare una sicura imposizione produttiva, in termini di direttive stilistiche e standard di orientamento, che non deve certo aver reso tanto naturale e facile al musicista riminese l’approccio alle immagini.