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All'altezza delle aspettative

Ricky Gervais ritorna al mockumentary con una serie dall'umorismo aspro e pungente, assolutamente senza peli sulla lingua

Life's too short

23.11.2011 - Autore: Giacomo Cannelli
Dopo i successi di The Office (8 stagioni per il remake made in USA), Extras, l’esordio a Hollywood (Ghost Town), svariate guest appearance tra tv e cinema (Una notte al museo, Curb your enthusiasm), due Hosting ai Golden Globe (a sorpresa malgrado le polemiche potrebbe esserci nella prossima edizione), Ricky Gervais torna alle origini, con quello che sa fare meglio: il mockumentary. I tempi in cui il comico inglese passava notti insonni attaccato al telefono per avere Leonardo Di Caprio nella serie Extras sembrano lontani anni luce. Oggi Gervais è uno dei comici più famosi e ricercati. Tutti vogliono lavorare con lui malgrado le sue uscite a dir poco antipatiche nei confronti dell’establishment di Hollywood.

Nella nuova serie, targata  BBC (co-prodotta da HBO) dal titolo Life’s too short, non seguiamo direttamente le gesta del comico inglese. In maniera intelligente la coppia Merchant/Gervais si defila lasciando la parte di protagonista a l'attore Warrick Davis. Il nome forse non vi dirà nulla, ma il suo è un curriculum di tutto rispetto: tra le sue interpretazioni di maggior successo quella di un Ewok nel secondo capitolo di Guerre Stellari Il Ritorno dello Jedi, un ruolo da protagonista nel  poco fortunato (al botteghino) Willow (di Ron Howard) e per finire una partecipazione alla saga più famosa degli ultimi anni: Harry Potter.

Warrick è un attore nano che gestisce un'agenzia per attori nani. Nani travestiti da Stevie Wonder, nani cantanti, nani con i capelli lunghi, insomma nani di ogni tipo, come ci tiene a specificare. Tra i suoi amici George Lucas, Ron Howard e molte altre star di Hollywood le cui foto ricoprono le pareti del suo ufficio. Il periodo non è però dei più felici. Il lavoro stenta a decollare e perdipiù sua moglie gli ha chiesto il divorzio. Così Warrick cerca conforto nei suoi vecchi amici Ricky Gervais e Stephen Merchant. Non appena entra nel loro ufficio ci rendiamo conto che è solo Warrick a ritenersi loro amico. Ricky e Stephen si chiedono perchè diavolo continua a venire: “Credevo di aver messo il citofono abbastanza in alto per tenerti lontano, ma continui a tornare” Warrick ride. Ma non era una battuta. Un secondo di imbarazzo. Gervais fa notare a Warrick che non c’è molto lavoro nel senso “che si ci sarebbe, ma vedi non per…si insomma non per nani…” Warrick sta per andarsene. Suona il citofono. Entra Liam Neeson. In carne e ossa.“Voglio fare un po di comedy” I tre lo guardano attonito. “Film comici” chiede gentilmente Gervais “No, no stand up comedy. Improvvisazione, live show.” Silenzio. Ricky guarda in macchina. “Capisco”. Liam tira fuori una lista con tutte le cose che vuole fare. “Ho scritto una lista. Scrivo sempre liste. E’ per questo che Spielberg mi ha preso a fare Schindler’s list. Io gli ho detto Steven, scrivo liste in continuo. E lui. Sei proprio quello che stavo cercando.” I tre ridono. Poi Liam gli chiede “Che diavolo c’è da ridere. E’ esattamente quello che è successo…”

La particolarità di Life's too short sta nella suo stile narrativo.  Gervais utilizza il genere del mockumentary ma ne forza le regole portando lo spettatore davanti a una realtà alternativa, un sogno reale, in cui elementi  di finzione sono magistralmente mescolati a fatti e persone esistenti.  Tutti i personaggi (quelli famosi) recitano nella parte di loro stessi.

In questo mondo alternativo Gervais è perfettamente a suo agio.  Con il compagno di mille avventure Stephen Merchant si prende gioco degli ospiti di puntata, esattamente come aveva fatto in Extras. Ma qui non è il suo alter ego Andy Millan a parlare, ma Gervais stesso senza più alcuna maschera.
Un esempio magistrale di questo meta-gioco è l'episodio due, dove la guest star è Johnny Depp (tra le guest presenti nella serie anche Helena Bonham Carter, Steve Carrell, Sting e molti altri). Nulla di particolare se non fosse che durante la premiazione dei Golden Globe 2011 Gervais aveva rivolto all'attore feticcio di Tim Burton una serie di battute non proprio "simpatiche" sulla sua interpretazione in The Tourist.  Johnny nascosto dietro i suoi occhiali da sole non sembrava aver apprezzato. Riprendendo da dove la realtà si era fermata Life's too short mette in scena quello che tutti i giornali avrebbero voluto raccontare: il fatidico incontro fra i due. Entrato nell'ufficio di Gervais,  Depp, con fare isterico da rockstar decaduta,  si scaglia sul comico inglese pizzicandolo con battute al vetriolo. Ricky guarda imbarazzato in macchina mentre Depp goffamente recita freddure dal dubbio valore comico. Quindi l'attore americano, dopo aver per l'ennesima volta ciccato nel bicchiere di Gervais,  si alza e se ne va rovesciando tutto quello che trova. Era una Candid Camera? Era uno sketch? Inutile chiederselo. La vita è troppo breve, come recita il titolo della serie, e Gervais, vero o falso che sia, ha di nuovo fatto centro.

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