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Air - "Talkie Walkie"
"Talkie Walkie" piace, ma qualche riserva se l'è trovata anche fra gli amici di sempre, i fedelissimi dell'elettronica melodica. Del resto, le melodie stanno quiete, piane, e controllate nella stanza dei bottoni da un Merlino della consolle come Nigel Godrich.

19.05.2009 - Autore: Fabrizio Roych
Gli Air è bello ricordarli come quelli di “Moon Safari”. Quello, non glielo toglierà nessuno. Un album come “10.000 Hz Legend” lo si può amare, e comunque glielo si può perdonare... In mezzo, colonne sonore, collaborazioni e tutto quanto facesse girare quell’idea di elettronica tenue, sottile, minima. Oggi, questi due francesi con la faccia e i modi aguzzi da francese, escono con un album che a quanto pare si deve possedere a tutti i costi. “Talkie Walkie” piace, ma qualche riserva se l’è trovata anche fra gli amici di sempre, i fedelissimi dell’elettronica melodica. Del resto, le melodie stanno quiete, piane, e controllate nella stanza dei bottoni da un Merlino della consolle come Nigel Godrich. Ma questi sono discorsi musicali, che con gli Air arrivano dopo. Arrivano, ma dopo aver parlato del gruppo, dopo averlo messo in sottofondo, dopo aver annuito nel salotto di design con luce fioca della lampada disegnata da un qualche Stark. Insomma, tra un anno magari sarà diverso, ma per ora gli Air sono come il mojito e Dolce & Gabbana: in certi ambienti ci devono essere, fanno parte del kit.
Le canzoni, finalmente, sono variazioni sul tema. Suoni sintetici e voci di complemento, musiche che richiedono cooperazione. Chi si lascia trasportare dagli Air deve metterci del suo, perché per quanto stimolante la carezza di quei brani è delicata come le dita di un borseggiatore. Anche se andandoci dietro si possono scoprire spunti di una qualche energia come “Run” e la notevole “Mike Mills”. Cooperazione, appunto. Gli ingredienti sono l’elettronica e spruzzate di strumenti suonati, ma il cuoco è chi sta dietro al mixer. Gli Air fabbricano i pezzi e danno l’indirizzo compositivo, poi ad assemblare il piatto ci si pensa in fase di produzione. A differenza di molte band che vivono in concerto, che fanno album per portarli sul palco, gli Air dal vivo sono un fenomeno lounge. Il desiderio di vedere il personaggio a pochi metri da sé varrebbe il costo del biglietto, ma sapendo che il meglio l’hanno già dato sul dischetto di plastica. Un ‘meglio’ comunque da non disprezzare. Dolce e lieve, con piani melodici anni ottanta (e settanta), glassato e lento, non necessariamente soporifero ma rilassante. A colpi di moog “Talkie Walkie”, magro e lucidato, completa la sua corsa nello sciabordio di “Alone in Kyoto”. Piano piano piano...
L’Europa dell’elettronica ha nel french-touch un campione di levatura internazionale. Laddove con internazionale si intende che ha cittadinanza anche in America e Inghilterra. La dance e le sperimentazioni sintetiche dei francesi danno una storia anche agli Air, che in più sfruttano un certo immaginario trendy. Senza bollarli con l’etichetta di gruppo-moda, vendite e visibilità le devono anche alla fortuna nei locali più raffinati e a-la-page della vostra città. In attesa del nuovo “Moon Safari”, che ne rifaccia maestri del pop.