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Adrian Lyne

Il regista dei Grandi Interrogativi, temi da finto dibattito e vere copertine di magazine.

Unfaithful

14.04.2003 - Autore: Terry Marocco
Adrian Lyne è il regista dei Grandi Interrogativi che da vent'anni ci attanagliano, temi da finto dibattito e vere copertine di magazine. Vi mettereste per 9 settimane e mezzo alla mercè di un amante bello e perverso? Sapete cosa si rischia a fare sesso con una sconosciuta, vittima di un'attrazione fatale? Accettereste la proposta indecente di lasciare vostra moglie con uno sconosciuto per una notte in cambio di un milione di dollari? Furbo, l'ex-pubblicitario inglese prestato al cinema. Ha capito bene la macchina dei nuovi mass-media e ha costruito la sua fama con prodotti patinati, belle musiche (da Giorgio Moroder a Ennio Morricone) e donne affascinanti. Il primo successo è degli inizi anni Ottanta, «Flashdance»; la storia di una attraente operaia, aspirante ballerina. Suo il merito di aver scoperto Jennifer Beals, una meteora, mai più vista dopo il film e riapparsa nel primo episodio di «Caro diario» di Nanni Moretti. Nel 1986 è la volta di «9 settimane e mezzo», film scandalo su un torbido legame tra Kim Basinger e Mickey Rourke (indimenticabili la barba sfatta e i vestiti neri a doppio petto di lui). Grande successo di pubblico, segna la fine degli anni Ottanta e l'inizio della paura dell'Aids. Molto fumo, poca sostanza: biancheria di seta, occhi bendati, ghiaccio e altre performance all'americana, ormai datate. Patinatissimo, perfetto nelle luci, un tormentone Joe Cocker con la sua «You can leave your hat on»: imperdonabile se si pensa a quante casalinghe in sottoveste avrà collocato dietro le tapparelle di casa. Alla sua quarta prova, Adrian Lyne ottiene ben sei nomination all'Oscar, «Attrazione fatale» è un altro prodotto da botteghino, ben recitato da Glenn Close nella parte dell'amante ossessiva e da Michael Douglas, in quella del bietolone che pensa di scaricarla dopo una notte di sesso.La famiglia minacciata, le paure del maschio, la circe che ti incastra e non ti lascia (e ti fa pure bollire il coniglio del figlioletto): tutti temi che per mesi hanno fatto discutere sociologi e psicoanalisti. Un altro colpaccio per il regista, che pensa di riprovarci nel '93 con «Proposta indecente». Qui un improbabile Robert Redford, miliardario rugosissimo, vuole una notte di sesso con Demi Moore, nel suo abituale look di casalinga dell'Ohio, ed è disposto a dare al marito Woody Harrelson un milione di dollari. Per pagare le bollette i due accettano, ma è morale? Si può fare? Altro inutile dibattito e un prodotto più da copertina di rotocalco che da vedere al cinema. Infine Lyne imbocca il filone dei remake. Uno scialbo «Lolita» (1997), fermato in America dalla censura, con un triste Jeremy Irons nel ruolo di Humbert. E l'ultimo, «L'amore infedele», rivisitazione del film di Claude Chabrol, naturalmente patinata, con ottima musica, attori piacenti, e un grande interrogativo sullo sfondo: perdonereste vostro marito, anche se vi ha ucciso l'amante?