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A cavallo della tigre

E' la storia di un'amicizia, di un amore filiale che nasce nelle strade impervie di una fuga dai toni tragicomici, quando nel buio di un destino già scritto, l'animo si svela, trafitto e solo, mai menzognero.

A cavallo della tigre

12.04.2007 - Autore: Sabrina Pisu
Di Carlo Mazzacurati con Fabrizio Bentivoglio, Paola Cortellesi   Cavalcare la tigre significa trasformare la paura in coraggio. Il film si apre e si chiude con le riflessioni di una bambina, Nina, che racconta la storia restando in disparte, allangolo dello schermo, con lo sguardo insieme tenero di una figlia e saggio di un adulto.   Guido (Fabrizio Bentivoglio) è un uomo semplice, di quarantanni, un accanito frequentatore di casinò dove contrae molti debiti. Per estinguerli decide di organizzare, insieme alla sua nuova compagna Antonella (Paola Cortellesi), una rapina. La rapina va male. Guido viene arrestato mentre Antonella riesce a scappare col ricco bottino. Guido non tradisce Antonella e viene condannato come unico artefice del furto. Dopo due anni e sei mesi Guido sta per uscire dalla prigione quando viene coinvolto, con la forza, in unevasione da due ergastolani: Fatith (Tunnel Kurtiz), un uomo di settantanni di origine turca, e Hamid (Boubker Rafik), un marocchino di trentanni. Non appena fuori dal carcere Hamid tradisce Fatith e fugge. Guido vuole ritrovare Antonella che, diventata una giornalista televisiva, si trova in Liguria. Guido e Fatith intraprendono insieme un viaggio verso le coste liguri per fuggire poi in Turchia. Questo viaggio segnerà la nascita di un rapporto di amicizia molto forte, filiale. Guido scoprirà in Fatith un uomo di unumanità ricca e sofferente.   A cavallo della tigre è il remake dellomonimo film di Luigi Comencini del 1961. Il film di Mazzacurati vuole essere un atto damore nei confronti del film di Comencini, così coraggioso e anomalo rispetto alla commedia di queglanni, ma è anche un atto damore nei confronti di uomini semplici, che non riescono a vivere il nostro tempo, perché non sono abbastanza furbi e credono di poter risolvere i problemi della vita utilizzando delle facili scorciatoie. Mazzacurati conserva del film di Comencini lo sguardo attento e leggero, venato di profonda comprensione e partecipazione nei confronti dei suoi personaggi, uno sguardo mai cinico. A cavallo dello tigre è la storia di unamicizia, di un amore filiale che nasce nelle strade impervie di una fuga dai toni tragicomici, quando nel buio di un destino già scritto, lanimo si svela, trafitto e solo, mai menzognero. Quello della fuga di Guido e Fatith è il momento in cui il film tocca il suo momento più profondo, quando i colori e le forme di paesaggi diversi evocano sentimenti interiori, quando le luci soffuse della notte sottolineano i segni che la vita ha disegnato sui loro volti, le rughe su cui scorrono le memorie del tempo passato, degli errori commessi, che essi continuano a scontare. Mazzacurati riesce ad indagare le emozioni di questi personaggi con lo stile minimalista che da sempre contraddistingue il suo cinema. Egli continua a dar voce alla morale banale degli umili, quella della difficile vita quotidiana, la morale della sopravvivenza tanto più vera quanto necessaria, e conserva per essi lutopia di un riscatto finale.