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Wild: Reese Witherspoon punta agli Oscar

L'attrice alla ricerca di se stessa nel film biografico in cui fugge in giro per l'America

01.12.2014 - Autore: Marco Triolo
Jean-Marc Vallée, regista di “Dallas Buyers Club”, torna a raccontare una storia vera in “Wild”, dramma interpretato da Reese Witherspoon e scritto da una penna importante come Nick Hornby. La storia è quella di Cheryl Strayed, una donna che, dopo aver perso la madre, affronta il lutto in maniera distruttiva: tradisce ripetutamente il marito in una serie di incontri occasionali e finisce per cadere nel baratro dell'eroina. Dopo il divorzio, consensuale, decide di percorrere il Pacific Crest Trail, un lungo sentiero che dal Messico arriva al Canada.
 
“Wild” rientra nel filone di pellicole che raccontano viaggi faticosi, e spesso quasi letali, come forma di catarsi. Ricordiamo i recenti “Into the Wild” e “Tracks”, e principalmente quest'ultimo può essere considerato un ottimo termine di paragone con il film di Vallée: in entrambi, al centro c'è una donna indipendente che intraprende un cammino alla scoperta di se stessa, tentando di allontanarsi da un mondo con cui non è più in sintonia. La forza del film, però, sta nella struttura che il regista gli impone: anziché il classico biopic narrato in ordine cronologico e con il tono pedante di chi ha un “grande messaggio” da comunicare, “Wild” sceglie la strada dei flashback, a volte brevissimi, per raccontare il passato traumatico di Cheryl e le ragioni che l'hanno spinta a questa impresa impossibile.
 
In questa maniera le associazioni arrivano a poco a poco e Vallée può concentrarsi sul viaggio senza perdere più del tempo necessario in inutili spiegazioni. Ciò dona al film un ritmo invidiabile, lo snellisce e ne acuisce le asperità allo stesso tempo, rendendo alla perfezione il senso di sacrificio rituale che il percorso di Cheryl assume nella sua testa. Ben più esplicito e meno mainstream di “Dallas Buyers Club”, “Wild” è un film che non esita a mettere il corpo nudo della Witherspoon al centro del fotogramma: le ferite inflitte dal peso dello zaino diventano una metafora dei colpi incassati nella vita, ma anche del dolore necessario prima della guarigione.
 
Il tutto è tenuto insieme dal brano “El Condor Pasa” di Simon & Garfunkel, un fil rouge che lega passato e presente, segue Cheryl nei momenti più traumatici e nei rari sprazzi di felicità, prima a pezzi, poi deformato, ovattato e infine integro nel suo etereo splendore.