NOTIZIE

I Ghostbusters compiono trent'anni

La commedia-horror di Ivan Reitman spegne trenta candeline: ecco perché è diventata un classico immortale

Ghostbusters

08.06.2014 - Autore: Marco Triolo
Sono passati trent'anni da quando “Ghostbusters” è uscito nelle sale di tutto il mondo, trent'anni che sembrano volati. Trent'anni che sicuramente il film di Ivan Reitman sembra non portarsi appresso. Perché quando ci si immerge per l'ennesima volta nell'esilarante mondo del dottor Peter Venkman (Bill Murray) e dei suoi stimati colleghi “acchiappafantasmi”, al di là dei (contenuti) riferimenti alla moda e alla musica degli anni '80, ci si trova ancora di fronte a un film dal ritmo inarrestabile, fresco come una rosa.

Essere cresciuti con “Ghostbusters” ha i suoi vantaggi: chi scrive era terrorizzato dai film dell'orrore da ragazzino, e la commedia con tinte horror di Reitman rappresentava il veicolo perfetto per entrare nel mondo dell'horror senza rimanerne scioccati. Sia chiaro, “Ghostbusters” è stato concepito prima di tutto come una commedia, ma gli elementi horror non mancano, soprattutto nella parte finale. Come “Un lupo mannaro americano a Londra”, classico di John Landis, anche “Ghostbusters” non si prende gioco dell'orrore, ma lo sfrutta inserendolo in una storia che contamina i generi.

La sceneggiatura originale di Dan Aykroyd (anche interprete di Ray Stantz) era molto diversa dal film come lo conosciamo. Gli Acchiappafantasmi combattevano esseri giganteschi viaggiando nel tempo e nelle dimensioni, indossavano tenute da squadra SWAT e al posto dei fucili protonici avevano delle bacchette, che agitavano come delle vere bacchette magiche per fermare i fantasmi. Aykroyd sottopose l'idea a Reitman, che ne apprezzò la premessa ma che giudicò troppo costosa. Così, Aykroyd e Harold Ramis (compianto interprete di Egon Spengler che ci ha lasciati quest'anno) rivisitarono la sceneggiatura completamente, ideando ruoli per Eddie Murphy, John Candy e soprattutto per John Belushi. Murphy avrebbe dovuto interpretare Winston Zeddemore, Candy il vicino di casa di Dana Barrett (Sigourney Weaver) Louis Tully, e Belushi Peter Venkman. La morte improvvisa di quest'ultimo spinse verso un'ulteriore rielaborazione dello script, e i forfait di Murphy e Candy portarono alla scelta di Ernie Hudson e Rick Moranis.

Insomma, la squadra avrebbe potuto essere molto diversa quello che ricordiamo. E se fosse andata così, anche il film sarebbe stato molto diverso. Principalmente perché, guidati dall'incontenibile verve di Bill Murray, gli altri attori diedero il meglio, improvvisando molte battute. Murray fu però il re incontrastato dell'improvvisazione sul set: la maggior parte delle sue battute ciniche e affilate sono totalmente improvvisate. Ne esce un film ancora oggi in stato di grazia, una corsa sull'ottovolante fatta allo stesso tempo di effetti speciali, avventura e umorismo.

Da tempo Aykroyd e Reitman stanno cercando di far partire la lavorazione di un terzo capitolo, “Ghostbusters III”, le cui coordinate continuano a variare. In parte perché Murray ha espresso da tempo il suo scarso interesse, in parte perché la morte di Ramis ha inferto un duro colpo alla produzione. L'idea sarebbe quella di affiancare i “vecchi Acchiappafantasmi” (a questo punto solo Aykroyd e Ernie Hudson) a un gruppo di reclute che dovrebbero diventare i nuovi protagonisti della saga. Ma forse sarebbe meglio lasciare tutto com'è, con il ricordo intonso di una delle storie più affascinanti e divertenti che Hollywood abbia sfornato nel decennio più prolifico nella storia del cinema da popcorn.