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3 Days to Kill: Kevin Costner diventa action hero

La star di “Balla coi lupi” segue la strada aperta da Liam Neeson e si ricicla come eroe d'azione nel film McG

3 Days to Kill - Kevin Costner

01.03.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Una nuova giovinezza da eroe d'azione è possibile, come ha dimostrato Liam Neeson, che con i suoi “Taken” ha aperto una strada per tutti quegli attori dalle primavere crescenti in cerca di conferma o di tardive esplorazioni. Nel caso di Kevin Costner - già prestato al thriller in “Jack Ryan: L'iniziazione” - i distinguo, però, non sono pochi.

Non nel rapporto familiare del vecchio agente operativo desideroso di godersi la figlia e ancora innamorato della moglie (ricorda qualcosa, vero?), quanto piuttosto nel costante cambio di tono di quanto ne discende. Ethan sta morendo, e prima di farlo vuole godersi quel poco di vita che gli rimane e recuperare quel che aveva trascurato; ma è dannatamente bravo e viene richiesto per una ultima missione. In cambio, una medicina sperimentale che potrebbe allungargli la vita. Una trama non originale, un buon melange di elementi già sfruttati, come il genere sempre più spesso offre, purtroppo spesso senza riuscire ad aggiungere qualcosa di proprio.

Nel bene e nel male “3 Days to Kill”, diretto da McG (“Terminator Salvation”), riesce a fare proprio questo. Nel bene e nel male. Perché tra un ultimatum e una promessa non mantenuta, tra un fine encomiabile e un siparietto paterno edificante, nello svolgersi del film si alternano momenti ridicoli alla “Wasabi” con situazioni tese alla “Taken”; ma forse l'elemento migliore di imprevedibilità del film sta proprio in questo non sapere cosa aspettarsi dall'eroe.

Quando si esce dai binari dell'auto-ironico (la scena in bagno con il prigioniero italiano è davvero una delle più surreali viste recentemente) o del (purtroppo) prevedibile si assiste alle zoppie maggiori di una trama costruita per permettere al bel cinquantanovenne Kevin di far risaltare il suo look giovanile e i suoi occhi azzurri (con dei foulard studiatissimi, molto tipici di ogni agente segreto che si rispetti…), senza preoccuparsi del fatto che possa apparire completamente scollato dal contesto, a tratti. E per fortuna che a fronte del tentativo di stupro più statico e impacciato della storia del cinema possiamo godere della presenza costante di Amber Heard in versione Femme Fatale.
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