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X-Men

Carico di ricordi, suggestioni e immagini provenienti da moltissimi altri film, X-men si presenta al pubblico con la sicurezza di chi possiede un marchio originale di fabbrica

X-men

14.04.2003 - Autore: Filippo Golia
Carico di ricordi, suggestioni e immagini provenienti da moltissimi altri film, X-men si presenta al pubblico con la sicurezza di chi possiede un marchio originale di fabbrica. Chissà quanti registi, infatti, negli ultimi due decenni hanno saccheggiato le tavole della mitica serie di fumetti ideata negli anni \'60, da cui X-men è tratto. Non è un caso, quindi, che questo film di Bryan Singer condivida uno dei suoi protagonisti con \"Grosso guaio a Chinatown\" del non dimenticato John Carpenter. A Chinatown, a dar filo da torcere a Kurt Russel, erano in tre: i fratelli Tempesta (neanche a dirlo: Tuono,Pioggia e Lampo). In X-men, come nel fumetto, il personaggio è tornato a essere uno, una donna, Tempesta appunto. Stessi poteri e stesso orgasmo nell\'evocare le forze della natura. E le deformazioni del volto come in Scanners di David Cronenberg, con le vene in rilievo; le uniformi che ricordano quelle degli Atreides in Dune, e tutte le reminiscenze possibili di Guerre stellari. Tante citazioni da altri film sono segno di maturità stilistica nel genere fantasy, quando si devono raccontare improbabili storie di superuomini e superpoteri. L\'immaginario, per diventare reale, sembra dover percorrere strade conosciute nella mente dello spettatore. E Bryan Singer regge abbastanza bene le redini di un film difficile, con molti protagonisti. Le scene d\'azione a volte sembrano un po\' lente, tra raggi laser sparati dagli occhi e lingue che saettano come fruste, almeno rispetto alla velocita\' dei film in cui si spara con pistole automatiche e fucili a pompa. E i due antagonisti, i grandi attori teatrali Ian Mc Kellen e Patrick Stewart, nelle vesti rispettivamente di Magneto e del Professor X, risultano a volte un po\'imbalsamati, specialmente quando messi uno di fronte all\'altro. A riscattare il tutto è forse la recitazione sensibile di Anna Paquin, la bambina di \"Lezioni di piano\", che qui interpreta Rogue, o forse l\'aria da eroe solitario di Wolverline. Ma per le due ore della sua durata X-men stenta a trovare un\'anima che faccia davvero vivere l\'universo di fumetti, effetti speciali e citazioni. E a dargliela non basta la storia dell\'emarginazione dei mutanti, che in realtà si raggruppano e studiano in un bel college modello Oxford. Era molto più emarginato, allora, il povero \"The Spawn\", anche lui un ex-fumetto, che nella trilogia di cui solo un episodio è giunto in Italia, va e viene dall\'Inferno, e ne porta i segni.