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Walter Cronkite sull'attacco terroristico in Usa

Cronkite Giunto a Roma per ricevere una laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione, il celebre giornalista americano - ospite d'onore del 53° Prix Italia - commenta i terribili eventi che hanno colpito gli Stati Uniti.

Walter Cronkite

14.03.2003 - Autore: Adele de Gennaro
A vederlo oggi è un distinto signore con i capelli e i baffetti imbiancati, ma basta poco per intuire che siamo di fronte non solo ad un mito vivente del giornalismo americano ma a un pezzo di storia. Parliamo di Walter Cronkite, anchorman di punta del CBS Evening News per ventanni e autore di reportage che hanno cambiato il corso della storia americana, dalla guerra del Vietnam allo scandalo Watergate. Nato nel Missouri, oggi Cronkite ha 85 anni ma la sua imparzialità e la padronanza delle notizie e dell\'informazione, così come la sua capacità di non dimenticare mai il punto di vista dellamericano medio non hanno ancora trovato eredi. La nuova facoltà di Scienze della Comunicazione dellateneo romano La Sapienza ha pensato di assegnare a lui la prima laurea honoris causa. Un evento importante che precede di qualche giorno linaugurazione del 53° Prix Italia, dove Cronkite sarà ospite della giornata inaugurale con un seminario sulla qualità ed etica del giornalismo televisivo. Ecco i commenti e le previsioni del grande giornalista sullattentato terroristico che ha sconvolto tutto lOccidente.   Mr Cronkite, può darci un giudizio su come hanno seguito l\'evento le tv americane?   W.Cronkite:\"Ero già in Italia nel giorno dell\'attacco al World Trade Center e al Pentagono. Non essendo in uno studio televisivo non ho potuto seguire tanti canali contemporaneamente, ma per quello che ho visto sono orgoglioso di quello che hanno fatto i miei colleghi in America. In particolare ho seguito la CNN perchè conosco il loro modus operandi e devo dire che hanno fatto un lavoro meraviglioso, con calma e tranquiliità, senza segnali di panico da parte degli anchormen che erano in prima linea. Penso che abbiano lavorato molto bene anche perchè non si sono avventurati ad indicare i nomi dei responsabili, ma hanno aspettato le fonti ufficiali.\"   Quali saranno gli effetti sulle popolazioni occidentali?   W.Cronkite:\"Credo di poter interpretare correttamente il sentire comune degli americani: per lungo tempo la popolazione sarà sotto choc, sia per il tipo di attentato che per il numero delle vittime. Sarà difficile per gli americani digerire tutto questo e le conseguenze andranno avanti per molto tempo. Certo, l\'America è stato l\'obiettivo fisico dell\'attentato, ma gli effetti riguardano l\'umanità intera, tutto il mondo. In America ci rendiamo conto per la prima volta della nostra vulnerabilità: era dai tempi di Pearl Harbor che non succedeva niente del genere. Gli effetti su tutta la nostra società saranno tali che la sicurezza diventerà la nostra prima preoccupazione. Quando il terrorismo ha mosso i suoi primi passi, circa 25 anni fa, tutti noi abbiamo mostrato segni di insofferenza per le misure di sicurezza. Ora dovranno essere triplicate, ampliate in modo eccezionale.\"   Cambierà qualcosa anche nel mondo dell\'informazione?   W.Cronkite:\"Noi giornalisti ora dobbiamo fare attenzione alle pressioni sulla libertà di stampa, di parola, sulla libertà in genere. Dobbiamo scongiurare il pericolo sulla censura anche se, da inviato di guerra, so che le operazioni militari devono avere il massimo riserbo. Comunque possiamo aspettarci qualche forma di censura sulla stampa, sul nostro modo di fare giornalismo e questo porterà qualche problema etico.\"   Molti hanno ipotizzato che l\'attacco aereo sulla seconda torre di Manhattan sia avvenuto a diciotto minuti dal primo per poter essere ripreso dalle telecamere. Cosa ne pensa?   W.Cronkite:\"E\' possibile che nel caso del secondo attacco ci sia stato questo intento, aspettare telecamere e giornalisti, ma credo che il primo obiettivo sia stato uccidere migliaia di persone e prima di tutti i soccorritori giunti per le vittime della prima torre.\"   Secondo lei sono stati posti tutti gli interrogativi sui motivi dell\'attentato terroristico?   W.Cronkite:\"Da parte dei giornalisti è un segno di saggezza affrontare alcuni quesiti poco alla volta. Se fossi stato io sul posto mi sarei concentrato sulla natura del disastro, sulle sue dimensioni, sulle operazioni di soccorso e sulle indagini su cio che è accaduto. Bisognerà sollevare molti interrogativi sulla sicurezza degli aeroporti, sull\'operato dei servizi di intelligence e sulla preparazione della difesa americana di fronte ad attacchi bellici. Sono tutte domande sul nostro futuro, ma adesso il pubblico americano è in lutto per le perdite subite e ancora oggi non si sa il numero esatto delle vittime. Penso che per i loro parenti sia molto doloroso ascoltare notizie sul perchè e sul come sia successo senza avere notizie dei loro cari. Noi giornalsiti siamo spietati, ma non è questo il momento di rispondere a certe domande.\"   Cosa cambierà nell\'opinione pubblica americana?   W.Cronkite:\"Questa tragedia nazionale molto presto si trasformerà in un dibattito politico molto aspro e c\'è il pericolo che si scateni una caccia alle streghe che potrebbe vedere persone prese di mira per la loro nazionalità, il loro credo religioso. Rischiano di essere assimilate ai responsabili senza averne nessuna colpa. Tutti noi ricordiamo cosa fece il presidente Roosevelt, nonostante fosse un presidente illuminato, dopo l\'attacco a Pearl Harbor.\"   Esiste il rischio reale di un conflitto?   W.Cronkite:\"Oggi la mia sfera di cristallo è un po\' appannata, però mi sembra difficile pensare al pericolo di bombe atomiche. Che tipo di guerra è questa? E contro chi? Non vorrei aggiungere altro, rischierei di essere frainteso e di dar fuoco alle polveri.\"      
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