Vincere, il nuovo film di Bellocchio a Cannes

Una storia tragica, straziante. Diretta in maniera futurista, la corrente artistica del periodo. Vincere di Marco Bellocchio è un film appassionante, veloce e drammatico. Non è un’opera sulle neffandezze del Fascismo anche se il regista non risparmia di sicuro critice a colui che divenne il Duce. Ma il tutto inizia con un Benito Mussolini giovane, socialista, che ha una relazione con Ida Dalser, una donna passionale che per lui è disposta a tutto. Vende ogni cosa che possiede per aiutare il suo innamorato a finanziare il quotidiano Il Popolo d’Italia.

Dalla loro relazione nasce un bambino: Benito Albino. Ben presto madre e figlio diventano presenze scandalose per Mussolini oramai al potere, dopo il matrimonio con Rachele e il concordato in Vaticano. L’uomo non esita a rinchiudere in manicomio Ida – che non ne uscì mai più e non rivide il figlio – al quale toccò, anni dopo, la stessa terrificante sorte. “Non conoscevo questa storia – ha detto Bellocchio – fino a quando non ho visto un documentario su Rai3. E questa visione ha provocato in me una profonda emozione”. “Vincere – continua il regista – ha rappresentato per me una vera e propria sfida artistica e intellettuale, soprattutto per trovare non tanto la storia, ma il modo giusto per raccontarla”.

Fondamentali nella riuscita di questa pellicola l’intesa e sublime interpretazione dei due protagonisti. Un Filippo Timi straordinariamente rassomigliante al Duce da giovane che, ad un certo punto esce di scena, per ricomparire solo nel finale nei panni di Benito Albino. E Giovanna Mezzogiorno sulla quale si regge quasi tutto il film, una Ida Dalser concentrata, la cui profonda tragicità l’attrice ha sentito intensamente.