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Venezia: il giorno di Redford

Al Lido The Company You Keep

The Company You Keep - Robert Redford

06.09.2012 - Autore: Marco Triolo
La guerra in Vietnam e la conseguente protesta generarono un periodo di tumulti anche negli Stati Uniti. Il movimento per la pace dei cosiddetti Figli dei Fiori non era però la sola faccia della medaglia: ci fu anche chi, spinto dalla disperazione, finì per radicalizzare il tutto sforando nel terrorismo. Nacque così il gruppo noto come Weather Underground, di cui parla Robert Redford nel suo nuovo film The Company You Keep, thriller politico presentato a Venezia.

Interpretato da Shia LaBeouf, nel ruolo di un giornalista d’assalto che dà la caccia a Nick Sloan (Redford), ex Weatherman che per trent’anni ha vissuto con un nome fasullo, si è rifatto una famiglia e ha lavorato come avvocato. Spiega Redford: “Mi piacevano le somiglianze della storia – tratta da un libro di Neil Gordon – con I miserabili di Hugo: in entrambi c’è un fuggitivo costretto a cambiare identità e braccato da un poliziotto”.

Il regista confessa di non vedere un mondo bianco e nero: “All’epoca simpatizzavo con la causa anti-Vietnam e pensavo che ci fosse un buon motivo per ribellarsi. Allo stesso tempo, però ritenevo che la causa si sarebbe autodistrutta a causa dell’ego, perché tutti i manifestanti iniziavano a essere pieni di se stessi”. Un problema che toccava e tocca anche oggi il giornalismo: “Al di sotto della volontà di cercare la verità, di solito c’è sempre l’ego. Anche i protagonisti di Tutti gli uomini del presidente, pur mirando alla verità assoluta, sapevano che avrebbero trovato la gloria se l’avessero scoperta. Il personaggio di Shia in fondo la pensa allo stesso modo”.

Ma dell’America di oggi che ci dice? “Prima o poi ci sarà un cambiamento. Arriverà un momento in cui la gente, costretta ad andare in guerra o ridotta sul lastrico, potrà rivendicare i propri diritti. Il cambiamento è inevitabile: c’è chi lo sa, ovvero Obama e i suoi seguaci, e chi invece lo teme perché ha paura di rimanere indietro”.

Nonostante tutti riferimenti politici, “Il film parla di cosa farebbe un uomo per  salvaguardare l'amore di un figlio – conclude l’autore – Nick attraversa queste vicissitudini solamente per l’amore della figlia. Il resto è sovrastruttura”.

 

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