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Van Helsing la fiera dei mostri

Ogni tre minuti una scena d'azione, un tripudio di effetti speciali, una vertigine visiva e sonora, venerdì nelle sale il nuovo blockbuster fantasy/horror targato Stephen Sommers.

Van Helsing

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Van Helsing di Stephen Sommers; con Hugh Jackman, Kate Beckinsale, David Wenham, Richard Roxburgh, Josie Maran.   Sprecare tempo e parole per raccontare la trama di questo nuovo blockbuster fantasy/horror/action targato Stephen Sommers (creatore della serie de "La Mummia", id., 1999) sarebbe del tutto inutile; tentare di sciogliere la matassa ingarbugliata e farraginosa che è stata ideata per legare tra loro una quantità smisurata di scene d'azione ed effetti speciali è a nostro avviso operazione senza senso: quando nell'economia di un film la storia e la struttura narrativa non hanno alcuna importanza, perché doverne parlare? Basta forse accennare al fatto che dopo una scena iniziale che poteva contenere alcuni spunti apprezzabili, per le due ore successive la coerenza narrativa si abbassa a livelli insostenibili. Dovremmo dunque ora passare a parlare della messa in scena, che in teoria con la sua efficacia estetica e la sua importanza visiva dovrebbe sopperire alle grosse carenze della sceneggiatura. Il fatto è che sovrabbondare con costumi sgargianti, con scenografie magniloquenti, con colpi si scena e scazzottate praticamente ininterrotti non significa impreziosire un film, tutt'altro. Come nei due precedenti lavori, Sommers carica talmente "Van Helsing" da farlo esplodere in un calderone sconclusionato e perciò innocuo, non emozionante. Che ogni tre minuti vi sia una scena d'azione, un tripudio di effetti speciali, una vertigine visiva e sonora, vuol dire probabilmente non avere le idee chiare su quello che si sta facendo, e voler sopperire a questo problema "coprendolo" con milioni di dollari spesi a casaccio; insomma, alla fine della proiezione quello che rimane allo spettatore è poco o nulla: la via che "Van Helsing" ed il suo creatore scelgono di percorrere è quella dello stordimento sensoriale, che non riesce ad appagare. Neppure la minima caratterizzazione dei personaggi impedisce poi a chiunque di entrare in empatia con nessuno di loro: il protagonista, interpretato da uno spento Jackman, è un supereroe superficiale quanto gonfiato al testosterone. La bella, una splendida Kate Beckinsale, sta lì quasi per caso; soprattutto i cattivi, i mostri (troppi!), non fanno paura, a partire da un ridicolo conte Dracula, interpretato da Richard Roxburgh. Ahinoi, il computer ha sostituito la tensione In un periodo cinematografico in cui un genere come l'horror si sta prestando volentieri alla contaminazione con altri generi, dando vita a pellicole assolutamente interessanti e preziose, l'esperimento "action" di Sommers naufraga mestamente nell'ovvietà, e dimostra come lo spettacolo cinematografico, inteso come pura fruizione sensoriale, ormai non ha più la possibilità di soddisfare chi entra in una sala. O almeno ce lo auguriamo, aspettando gli esiti al botteghino di questo film fracassone ed inconcludente.