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Uomini e Rugby

Una serie di documentari dedicati al Rugby prossimamente su Planète, canale televisivo tematico specializzato in documentari e distribuito da D+.

Uomini e rugby

14.03.2003 - Autore: Francesca Camerino
Planète, canale televisivo tematico specializzato in documentari e distribuito da D+ (l\'offerta digitale di Tele+), è sempre attento a tutte le storie delluomo: questa volta punta il suo sguardo curioso sul valore dello sport, componente fondamentale della società moderna. In onda a febbraio e a marzo una serie di documentari dedicati al mondo del rugby improntati da un particolare riguardo alle implicazioni culturali della sua diffusione attraverso un viaggio nei Paesi in cui questappassionante sport è sempre più popolare. La storia del rugby e della sua differente evoluzione nei vari contesti sociali rivela la sempre profonda divergenza tra la cultura latina e quella anglosassone. Nato come uno sport essenzialmente da combattimento, il rugby sfrutta elementi primordiali della natura umana come limpulsività, lo spirito collettivo e quello di sacrificio, coordinandoli in un articolato schema di gioco che non può prescindere dallarmonico equilibrio delle parti e, soprattutto, da quello che vige allinterno della squadra. D\'altra parte, il rugby vanta il primato di essere stata la prima disciplina sportiva ad imporsi un regolamento scritto che, inizialmente, può spaventare per la sua complessa e rigorosa logica. Ma è proprio lintelligenza e lastuta strategia che si nasconde dietro lintrico delle norme ad affascinare anche i profani.     IRLANDA, IL RUGBY INTERCONFESSIONALE In Irlanda neanche il rugby può prescindere dalla politica e dai contrasti religiosi. Sul campo di gioco, però, cattolici e protestanti lasciano lastio negli spogliatoi e perseguono allunisono la vittoria dellIrlanda. In questa terra la stretta connessione della disciplina sportiva con la politica è anticamente radicata. Nel 1886, infatti, la GAA (Associazione Atletica Gaelica) riunì sotto la stessa tutela i giochi tradizionali codificando così lesplicito proposito di contrastare gli sport importati dallestero. Praticare il rugby irlandese equivale, dunque, al rifiuto della dominazione inglese. Pertanto, dal 1914, il rugby conosce uno sviluppo relativamente armonico allinterno dellisola e si gioca con pari entusiasmo nella cattolica Dublino come nella protestante Belfast.   Prossima messa in onda: venerdì 20 febbraio ore 15.05 Altre diffusioni: 21/02/2001 ore 17.20 22/02/2001 ore 19.00     NEI CAMPI DELLO GERS In questo episodio ci addentriamo nel cuore dello Gers, dipartimento rurale situato nel Sud della Francia, per conoscere da vicino il circolo di rugby di Lombez-Samatan con le sue 8 squadre e una scuola. In questi luoghi, data la grande difficoltà nel trovare industrie pronte a sovvenzionare il club sportivo, il professionismo non è di rigore, ma lassociazione può vantarsi del fatto di aver atterrato avversari importanti come il Grenoble o il Béziers. La cultura del rugby è ben ancorata in terra guascone. Lombez e Samatan sono due capoluoghi di regioni contigue che tutto sembrava contrapporre prima dellunione dei due club. Lombez è fiera del suo passato storico e di un patrimonio architettonico fuori dalla norma. Questo villaggio di 1.300 abitanti fu, allepoca del suo massimo splendore, vescovado, sede del tribunale e della sotto-prefettura. Samatan, nei pressi di Tolosa, non possiede ricchezze storiche simili, ma è famoso per ospitare il più grande mercato di fois gras di tutta la Francia. La squadra di rugby, recentemente promossa in Equipe 2 (lequivalente della serie B italiana) contribuisce a preservare un tessuto sociale tradizionale e i due villaggi vivono al ritmo della stessa squadra. Molti giocatori si sono assunti il compito di girare per le scuole dei dintorni portando la buona parola del rugby ed esaltando la sua funzione socializzante. Questa missione pedagogica li spinge lontano dalle loro verdi colline, fino a Massy, nella regione parigina. Laggiù il rugby rappresenta una sorta di terapia contro il malessare dilagante nelle periferie, un pretesto per ritessere quei legami di amicizia e solidarietà spezzati dal cemento e dalla disoccupazione.   Prima messa in onda: venerdì 23 febbraio ore 21.25 Altre diffusioni: 24/02/2001 ore 00.10 - 25/02/2001 ore 10.10 - 26/02/2001 ore 12.30 - 27/02/2001 ore 14.55 - 28/02/2001 ore 17.15 01/03/2001 ore 19.00     LITALIA DEL RUGBY Questo nuovo episodio della serie Uomini e rugby segue la linea dei precedenti, pur rispondendo anche ad unesigenza ricorrente come quella di parlare del rugby uscendo volontariamente dallambito strettamente sportivo per concentrare lattenzione sulla realtà culturale, sociale e, addirittura, economica del Paese interessato. Riguardo allItalia, che non riconosce ancora il rugby come uno dei più importanti sport nazionali, la scommessa di un trattamento originale ma, allo stesso tempo, coerente potrebbe rivelarsi difficile. Al contrario, alla luce dei cambiamenti profondi che il rugby sta attraversando al giorno doggi a partire dallavvento del professionismo, quale altro paese meglio dellItalia potrebbe fungere da esempio per misurare il rapporto intrinseco tra il mondo dello sport e linteresse economico? In Italia il rugby nasce come uno sport da studenti. Negli anni Settanta, però, si avvertono forti segnali di cambiamento: Bologna conta sette giocatori gallesi, Treviso crolla sotto larrivo in massa degli studenti di Oxford, al punto di scatenare una crisi interna, Frascati vanta nei suoi ranghi tre membri dellUniversità di Pretoria, in Sudafrica. Questa situazione sembra coinciliarsi poco con i principi del dilettantismo, ostacolando, inoltre, qualsiasi progresso: la federazione italiana, infatti, limita il numero di stranieri per squadra auno. Certamente, tutti si dimostrano molto insoddisfatti del rugby attuale. In merito a questo potremo ascoltare lopinione di Francesco Zani, intervistato ad Agen, capitale francese del rugby e sua città dadozione dove è ritenuto uno degli eroi della finale di campionato del 1962, che denucia la dittatura del denaro nel campo dello sport e la trasformazione dei giocatori in autoscontro. Non va, però, dimenticata la piccola rivoluzione del 21 febbraio 1998: quel giorno La Gazzetta dello Sport non consacrò la sua prima pagina al calcio, bensì allaltra squadra.   Prima messa in onda: venerdì 2 marzo ore 21.20 Altre diffusioni: 03/03/2001 ore 23.40 - 04/03/2001 ore 09.25 - 05/03/2001 ore 11.40 - 06/03/2001 ore 14.15 - 07/03/2001 ore 17.00 08/03/2001 ore 19.05        
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