Un'umanità alienata

Se vi sembra di avere già sentito questa storia, vuole dire che ascoltate i telegiornali o leggete i quotidiani. E se vi capita in questi giorni di vedere sugli autobus della vostra città delle pubblicità con su scritto “ingresso vietato agli alieni”, sappiate che è la campagna promozionale della Sony Pictures per lanciare District 9, in uscita il 25 settembre. Opera di un esordiente di talento - che Peter Jackson aveva già adocchiato, visto che gli ha  prodotto il corto Crossing the Line -  District 9 proviene da un precedente mockumentary che Neill Blomkamp ha girato nella sua città di origine: Johannesburg, Sud Africa.

In Alive in Jo’burg il regista presentava alla gente per strada degli alieni di un'altra galassia che facevano parte del mix culturale della capitale sudafricana. Le reazioni gli fecero capire che l'idea dei rifugiati intergalattici riecheggiava il conflitto reale e la xenofobia diffusa tra gli abitanti verso il flusso di immigrati illegali. Questo concetto è rimasto alla base di District 9, un film di fantascienza, fantapolitica con un po' di splatter e una miriade di citazioni che vanno dal giapponese Tetsuo a Kubrick.

Gli alieni sbarcarono sulla terra circa trent’anni fa. Gli umani riuscirono a contenere l’invasione, confinando le creature extraterrestri in una zona del Sud Africa ribattezzato District 9. Le nazioni del mondo hanno poi stabilito la tolleranza zero nei confronti degli alieni. Una cinica multinazionale vorrebbe sfruttare commercialmente le loro armi, ma per farlo necessita di materiale genetico alieno. La tensione tra ospiti e umani sale ulteriormente quando un uomo viene infettato da un virus sconosciuto. Solo la tecnologia aliena nel Distretto 9 potrà aiutarlo.