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Una vita al massimo compie 25 anni, riscopriamo il film “perduto” di Tarantino

Diretto da Tony Scott e scritto dall'autore di Pulp Fiction e Bastardi senza gloria, Una vita al massimo è un tassello poco noto del suo universo cinematografico

Una vita al massimo

10.09.2018 - Autore: Marco Triolo
La carriera di Quentin Tarantino nasce nel 1992 con Le Iene, ma è solo nel 1994, con la Palma d'Oro a Pulp Fiction, che prende davvero quota per non fermarsi più. In mezzo a questi due capisaldi del suo cinema – e del cinema anni '90 – c'è un film più piccolo ma non per questo meno importante nel definire la sua poetica. Si tratta di Una vita al massimo, e oggi compie 25 anni (uscì in sala in America il 10 settembre 1993).

 
Una vita al massimo è a tutti gli effetti un film di Tarantino, ma è anche un film di Tony Scott. Il compianto regista lo diresse, infatti, ma la scrittura di Tarantino è evidentissima e, oltretutto, Una vita al massimo fa parte del suo universo cinematografico. Non solo Mr. White (Harvey Keitel) de Le Iene afferma di aver lavorato con una certa Alabama (il personaggio di Patricia Arquette in Una vita al massimo), ma Lee Donowitz, il produttore cinematografico interpretato da Saul Rubinek, è ufficialmente il nipote di Donny Donowitz, “l'Orso Ebreo” interpretato da Eli Roth in Bastardi senza gloria.
 
La genesi del progetto è curiosa e complicata. Nacque da un'idea di Roger Avary, ex socio di Tarantino e co-autore dello script di Pulp Fiction. Avary aveva scritto una sceneggiatura intitolata The Open Road e incentrata su un businessman che attraversa una cittadina del Midwest in compagnia di una autostoppista fuori controllo. Non riuscendo a trovare un modo di completarla, Avary si rivolse a Tarantino, all'epoca suo collega nel negozio Video Archives. Insieme scrissero una lunga sceneggiatura che combinava Assassini nati e Una vita al massimo. Quest'ultimo era un film-nel-film ispirato alle imprese dei serial killer Mickey e Mallory, scritto da uno sceneggiatore hollywoodiano a cui i due danno la caccia. Ma il copione era davvero troppo lungo, 500 pagine (quando la comune sceneggiatura è di 120), e Avary e Tarantino decisero di separare i due film.

 
Non è difficile, in effetti, vedere i paralleli tra i due film. Una vita al massimo racconta la fuga di due innamorati, Clarence Worley (Christian Slater) e Alabama Whitman (Patricia Arquette), soli contro tutti. Non si tratta di serial killer, tuttavia, ma di due sfortunati che hanno rubato una borsa piena di droga all'ex protettore di Alabama (Gary Oldman in uno dei suoi ruoli preferiti). La mafia e la polizia li inseguono.
 
Detta così, la trama pare abbastanza anonima, ma la scrittura di Tarantino fa la differenza. Una vita al massimo è stracolmo dei tipici riferimenti pop che ci si aspetta dall'autore di Pulp Fiction. Clarence è un cinefilo nerd, amante di Elvis (che gli appare, interpretato da Val Kilmer, come mentore e consigliere). I dialoghi sono frizzanti e scorretti, pronunciati da una galleria di personaggi colorati e sopra le righe. Il cast include veterani come Dennis Hopper e Christopher Walken, volti tarantiniani come Chris Penn e Samuel L. Jackson. Caratteristi di ferro come James Gandolfini e Tom Sizemore. E persino Brad Pitt, futuro Aldo Raine, in uno dei suoi primi ruoli, quello dello stoner Floyd. Il tipo di squadra eclettica a cui Tarantino ci avrebbe abituati negli anni seguenti.

 
Con questo non vogliamo sminuire l'importanza di Tony Scott. Il regista veniva da L'ultimo boy scout ed era all'apice della sua bravura di autore action. Sua fu l'idea di scartare la narrazione non lineare di Tarantino in favore di un approccio cronologico alle vicende. Suo è anche il lieto fine, perché nella sceneggiatura originale Clarence muore e Alabama resta vedova. Lo stesso Tarantino fu costretto ad ammettere che il finale di Scott si addiceva meglio alla sua versione del film.
 
È sempre un piacere scoprire un film inedito del proprio regista preferito, e vedere Una vita al massimo per la prima volta dà un po' questa sensazione agli amanti di Tarantino. È come ritrovare un suo film perduto incastonato tra Le Iene e Pulp Fiction. Un tassello importante, sicuramente acerbo, ma anche ben più fedele alla voce di Tarantino rispetto all'ampiamente rimaneggiato Assassini nati. Non c'è occasione migliore di questo 25° anniversario per scoprirlo, o rivederlo.