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Una chiacchierata con i registi
Leonardo e Simone, due registi emergenti, con alle spalle un maestro come Fellini.

26.03.2001 - Autore: Valentina Bisti
Leonardo e Simone sono due fratelli che vivono e abitano a Roma. Leo, il più grande, è pacato e riflessivo, Simo è più una testa calda, un piccolo vulcano sempre in eruzione. A febbraio hanno terminato lultimo corto e decidono di affittare un grande locale per la presentazione. Decine e decine di persone, soprattutto amici, arrivano per vedere \"Syrien\". Un successo, costellato da molte domande, circonda la serata. Loro rispondono, sono sicuri del loro lavoro e decidono di partecipare al Festival del cinema di Parigi. Un altro successo: \"Syrien\" entra nella sezione ufficiale in concorso.
Incontriamo i due fratelli Godano poche ore prima della partenza per la capitale francese.
Avete girato il primo cortometraggio nel 1996, quando Leonardo aveva 25 anni e Simone 20. Perché avete aspettato tutto questo tempo?
L.G. Perché io studiavo allUniversità e giravo in continuazione alla scoperta dei vari Festival del cinema. Ed è stato proprio durante questi viaggi che ho conosciuto varie persone, soprattutto a Venezia. Una sera, su una spiaggia, mentre eravamo un po alticci abbiamo deciso di fare un patto di sangue. Siamo tornati a Roma e abbiamo impugnato la macchina da presa. Il resto è venuto da sè. Il nostro scopo era quello di raccontare le storie di noi ragazzi. In più, abbiamo voluto inserire molte citazioni. Purtroppo non sono state raccolte.
Perchè dare largo spazio alle citazioni?
L.G. Abbiamo voluto dare allo spettatore la possibilità di concentrarsi su più elementi possibili, visto che il tempo è breve. E poi, diciamo la verità, volevamo essere considerati anche dei cinofili, e non solo dei cineasti.\"
Anche \"Syrien\" ha delle citazioni?
S.G. No non ci sono citazioni ma piccole chicche che abbiamo voluto mettere per gusto personale. Ad esempio in ogni nostro corto cè sempre una scena di ballo femminile. Ci piace come immagine. Anche se non ci sono citazioni evidenti tutto il nostro modo di fare cinema è impregnato di ricordi e immagini legate al mondo della celluloide.
Il tema del doppio è alla base di \"Syrien\"...
L.G. Volevamo puntare il dito su quellaltra faccia che abbiamo ma che tutti noi non riusciamo a tirare fuori. Il corto è unesasperazione di questa visione.
Il tema era più adatto per un cortometraggio o la scelta è stata indipendente?
S.G. Tutte le nostre storie non partono dal presupposto di raccontare una storia di 15 minuti. Il pubblico, alla fine deve avere la sensazione che il corto sia stato solo il preambolo del corto stesso. Il complimento più bello che mi hanno fatto è stato: Peccato che sia finito così presto.
Come trovate la storia e come lavorate insieme.
L.G Di solito io scrivo la storia e poi mi coordino con mio fratello per costruire lintreccio e le scene. Anche se Syrien è stato scritto da mio fratello. Molto importante per noi è il finale che, di solito, è un colpo di scena. Per i cortometraggi è una cosa fondamentale.
La storia viene scritta pensando al finale?
L.G. Nello schema narrativo di un corto il finale ha un valore ancora più importante e noi ci giochiamo anche a scapito di stravolgere levoluzione dei personaggi. Partiamo da una suggestione irreale per entrare in un contesto più vicino a noi. La storia parte da unelaborazione fantastica che poi entra nel mondo dei giovani doggi, soprattutto in quello degli smidollati, degli incolpevolizzabili. Insomma, quelli che trascorrono le giornate su un prato senza fare nulla perché non hanno un lavoro e, per questo, non possono essere colpevolizzati\".
Simone, perché avete fatto un film in due?
S.G. Io e mio fratello ci completiamo. Leonardo è riflessivo, è quello che, con grande perizia, studia e mette in piedi le scene. Invece io sono quello che sul set ha sempre in mano la situazione, dirige gli attori.
Perché il web per realizzare un film?
L.G. Internet è un nuovo strumento di comunicazione che offre grandi possibilità per chi desideri realizzare un corto. In Italia questi prodotti sono fortemente penalizzati perchè non esiste il mercato e la distribuzione.
Allora è stato un ripiego?
L.G. No, guarda ad esempio il cortometraggio 405 di Bruce Branit e Jeremy Hunth che è stato realizzato appositamente per Internet: la frontiera web ha dato la possibilità a moltissime persone di vedere in rete l\'opera di due esordienti. Io credo in Internet anche perché mi ha dato la possibilità di realizzare un corto in video e non in pellicola. Ho speso di meno ed è stato più facile trovare il finanziamento. Inoltre molti Festival ora guardano a Internet e lanciano sezioni dedicate alle produzioni per la rete. Grazie alla tecnologia gli spettatori potranno prendere parte alle proiezioni ed esprimere il loro giudizio.
Nella vostra adolescenza cè stato un maestro eccezionale..
L.G. A casa sono cresciuto vedendo anche 5 film al giorno, da Tuffaut a Lucas e ho avuto la fortuna di crescere sui set di Fellini. Mia madre ha fatto la sua assistente per 25 anni da La città delle donne fino a La voce della luna e tra i due si è instaurato un rapporto di grande confidenza. Di riflesso anche io e Simone partecipavamo alle riprese dei suoi film e, se agli attori incuteva un po di timore magnetico, noi due piccoli eravamo privilegiati e coccolati. Ne La voce della luna ci ha rinchiusi nella roulotte di Benigni dove Roberto ha iniziato uno sketch per noi in cui ha dato il meglio della sua comicità.
Cosa avete imparato da lui?
S.G. Sicuramente un enorme amore per il set, che è il momento in cui il film comincia a prendere forma. E poi una grandissima passione e per il cinema e per la realizzazione pratica di ciò che vuoi raccontare. Ciò che sentivo sui set di Fellini non era neanche paragonabile alle sensazioni che mi dava il set di un altro regista. Fellini è la magia e lessenza del cinema.