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Un pesce di nome Ponyo

Quando è passato al Festival di Venezia 2008 il pubblico ne è uscito talmente entusiasta che si sentiva ovunque cantare la canzone, in giapponese, dei titoli di coda. Ponyo sulla scogliera è l'ennesimo capolavoro di Miyazaki.

Un pesce di nome Ponyo

19.03.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
Nel 2005 il Festival di Venezia ha dato ad Hayao Miyazaki il Leone d’Oro alla Carriera mentre quest’anno toccherà a John Lasseter della Pixar. Due grandi, anche se il secondo ritiene – giustamente – il primo un Maestro. Se intervistate Miyazaki, uomo di poche e precise parole, chiamatelo ‘san’, signore, e non ‘sensei’, maestro, perché lui non ama questa definizione. E odia, letteralmente, quella di: ‘il Disney d’Oriente’. 68 anni, giapponese, alle spalle una caterva di capolavori, su tutti: La città incantata.

Ponyo sulla scogliera è stato definito un film infantile, e lui risponde: “Bene, dato che quello che ho cercato di fare è proprio una pellicola che potesse essere compresa anche da un bambino di cinque anni”. Ponyo è una pesciolina rossa che desidera diventare umana per stare con Sosuke, un bambino che la trova in mare, la mette nel suo secchiello, e la accudisce da mattina a sera. Tra i due nasce subito un legame fortissimo ma il padre di Ponyo, una volta umano e ora stregone che abita i fondali marini, la obbliga a tornare con lui nelle profondità dell’oceano. Ma Ponyo a costo di scatenare uno tsunami scappa e ritorna a casa di Sosuke. Il caos sprigionato dall’oceano avvolge il villaggio dove vive il piccolo con la madre, mentre suo padre è in mare, e tutto affonda sotto i flutti marini. Riusciranno un bimbo e una bimba, con amore e responsabilità, a salvare il mare, il villaggio e le loro stesse esistenze?

Niente computer, 180.000 disegni, tutti fatti a mano, tra colori pastello ed acquarelli. Una storia apparentemente semplice, che si rifà vagamente alla Sirenetta di Anderson, pieno di temi e metafore nel sottotesto che lo rendono, al solito, assai complesso.