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Tutto tutto niente niente: intervista al regista

Tre domande a Giulio Manfredonia

Tutto tutto niente niente

17.12.2012 - Autore: Marco Triolo
Al terzo film con Antonio Albanese, dopo È già ieri e Qualunquemente, Giulio Manfredonia rispolvera per la seconda volta il personaggio del politicante calabrese Cetto LaQualunque. Ma Tutto tutto niente niente, impietoso ritratto tra il satirico e il surreale dell'Italia di oggi, costringe Albanese ai salti mortali per fargli interpretare contemporaneamente tre personaggi: a Cetto si affiancano il famoso Frengo Stoppato, diventato famoso negli anni d'oro di Mai dire gol, e Rodolfo Favaretto, creatura originale del film che mette alla berlina i leghisti e le loro manie di secessione. Abbiamo incontrato a Roma il regista, che ci ha parlato del tono grottesco del suo film, delle sue fonti di ispirazione e dell'omaggio a Paolo Villaggio.

Tutti ovviamente hanno parlato del tuo film come grottesco, ma ci sembra che dentro ci sia anche certa fantascienza sociale anni Settanta. Possiamo definirlo dunque una commedia fantascientifica?
A dire la verità le definizioni mi entusiasmano sempre poco, perché cercano di mettere in una scatola le cose originali, ma questa definizione è intrigante. Credo che nel film ci sia della fantascienza sociale, anzi ci sarebbe da chiedersi se questa non sia in atto nel nostro paese proprio oggi. Visivamente abbiamo pensato a riferimenti cinematografici che non provenivano da commedie. Spesso mi sono trovato a pensare a Batman e ai mondi di Tim Burton. In tanti anni che lavoro con Antonio ho capito che il suo mondo può essere raccontato solo esplorando terreni sorprendenti e non immediatamente riconducibili alla commedia, anche se il film poi è una commedia.

Avere nel film Paolo Villaggio rimanda, volontariamente o meno, a Fantozzi e a quel tipo di comicità. È interessante, però, la scelta di non fargli usare la sua voce, che è così iconica...
L'idea era di fare di Paolo un'apparizione, molto celebrativa se vogliamo, come fosse un padre nobile del genere. Il presidente del consiglio in questo film non poteva che essere Paolo, non solo per Fantozzi, ma anche per Kranz e tutti i suoi personaggi surreali, figli di una comicità ancora oggi eversiva, figuriamoci negli anni Cinquanta e Sessanta, quando sono nati.

Per concludere, quale poster avevi in camera da ragazzo?
Avevo i poster di due film apparentemente inconciliabili, Arancia meccanica e Bianca di Nanni Moretti. Quest'ultimo è un pezzo di antiquariato, un poster raro perché è un film che non ha avuto una grandissima distribuzione. Ricordo ancora la facciona di Nanni coperta da un mezzo stipite di porta e, accanto, l'occhio col coltello di Malcolm McDowell.

Tutto tutto niente niente è distribuito nelle sale da 01 Distribution.


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