Al Roma Fiction Fest Ivan Cotroneo, nel corso di una interessante Masterclass, ha provato a spiegarci l’alchimia segreta che ha fatto di “Tutti pazzi per amore” un successo straordinario di Rai Uno.
Dopo aver studiato legge a Napoli, sua città di origine, Cotroneo si sposta a Roma e frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia perché, come confida durante l’incontro, era uno studente infelice e frustrato che nella vita voleva scrivere. E nella sua carriera non si può certo dire che non ci sia riuscito: sceneggiatore, scrittore per Bompiani e traduttore ufficiale di Hanif Kureishi, Cotroneo ha sceneggiato prodotti molto differenti tra loro che vanno da “L’ottavo Nano” all’adattamento del film “Questo piccolo grande amore”, passando per “Raccontami una storia”.
Uno scrittore eclettico, quindi, che non sembra per nulla spaventato dalle sfide. Anche se ci confida che per “Tutti pazzi per amore” qualche timore l’ha avuto perché, per la prima volta, si è trovato a scrivere una storia molto lunga e articolata, ben 26 episodi, mentre era abituato a relazionarsi al massimo con mini serie da due puntate.
Quando però si è reso conto di riuscire a gestire l’immensa mole di lavoro insieme ai suoi colleghi, Monica Rametta e Stefano Bises, i timori sono scomparsi e i tre anni di lavoro, che sono stati alla base della creazione di “Tutti pazzi per amore”, sono trascorsi in un ambiente allegro e stimolante.
Per questa nuova fiction di Rai Uno infatti sia la cara mamma Rai sia i produttori della Publisei erano d’accordo su un punto: cercare di conquistare i telespettatori più giovani, quelli che, di solito, non accendono la tv per sintonizzarsi sul primo canale.
Per raggiungere questo obiettivo, ci confessa Cotroneo, si è quindi pensato di “svecchiare” letteralmente il modo di fare fiction a partire proprio dalla sceneggiatura e dal metodo di scrittura. L'autore stesso, infatti, ammette che il tema trattato da “Tutti pazzi per amore” non è certo dei più originali. Per parlare di sentimenti, senza cadere nel già visto, bisognava quindi stravolgere il modo di approcciarsi al tema. Per prima cosa cercando di avvicinare la lingua il più possibile al gergo comune, poi facendo un buon uso dei tagli spaziali e temporali, dando ritmo alla narrazione che si è sviluppata spesso su due punti di vista (rigorosamente opposti): quello femminile e quello maschile. E infine la novità che forse fa di “Tutti pazzi per amore” una fiction tanto innovativa: l’uso di più piani narrativi. Nella seconda stagione che è più complessa siamo riusciti a contarne ben sei (la realtà, il sogno, il paradiso, la fantasia ad occhi aperti, il dottor Freiss, gli stacchi musicali), e non è certo cosa da tutti riuscire a gestirli con coerenza.
Insomma, la parola d’ordine era innovare. Iniziando da piccole cose, piccole stranezze divertenti, per arrivare ad un secondo capitolo dove si è potuto osare di più, mantenendo ciò che sembrava funzionare e cercando nuove soluzioni per non rischiare di fossilizzarsi.
“Tutti pazzi per amore” è un continuo rimando alla cultura pop, con citazioni di film (pensate solo all’incipit che è un chiaro riferimento a "Insonnia d’amore" o al personaggio di Adriano che si ispira al Cary Grant di "Susanna") e vecchie serie ormai diventate cult, dove la musica stessa diventa un grandissimo mezzo per far sorridere e divertire il pubblico, inchiodandolo sulla sedia. Chi in fondo non ha riso da pazzi durante l’eccezionale balletto di Piera degli Esposti sulle note di “Single Ladies”?.
E di certo di una cosa Ivan Cotroneo non ha avuto paura, quella di rischiare; così durante la seconda serie abbiamo persino visto un funerale ballato sulle note di “Bye Bye baby”. Anche se pare che ogni volta che un’idea geniale doveva passare il vaglio dei produttori qualche dubbio sul fatto che venisse accettata c’era. In fondo “Tutti pazzi per amore” doveva pur sempre andare in prima serata su Rai Uno e, durante la fase creativa, Cotroneo e i suoi collaboratori hanno cercato di tenere presente che per quanto la “mission” fosse un target più giovane, il prodotto finale doveva essere fruibile da un più vasto pubblico.
Quando poi Massimo Bernardini ha provato a provocare Cotroneo muovendo la critica che “Tutti pazzi per amore” fa finta di innovare, ma in fondo rimane sempre il solito prodotto Rai che tutti saprebbero realizzare, Cotroneo ha risposto con molto aplomb, citando il celebre artista Lucio Fontana, che a chi lo criticava dicendo che i suoi quadri squarciati avrebbe potuto crearli chiunque rispondeva solo “che li facciano”.
Intanto, la Publisei e Rai Uno stanno mettendo in cantiere la terza stagione di cui sono già pronti i primi soggetti. Non rimane che aspettare e vedere cosa hanno in serbo per noi Cotroneo e i suoi fedelissimi. Di certo ci sarà da divertirsi.


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Tutti pazzi per la serie
L'ideatore di "Tutti pazzi per Amore", al Roma Fiction Fest racconta il dietro le quinte della serie fenomeno di Raiuno.

08.07.2010 - Autore: Elisabetta Tirabassi