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Trash Distraction

Il ritorno di Teo Mammuccari sul piccolo schermo con 'Distraction': c'è ancora da stupirsi di tanto trash in tv?

Teo Mammuccari

20.03.2006 - Autore: Seralisa Carbone
Viste in prospettiva e considerate nelle loro interazioni, le meccaniche televisive convincono sempre più che il telespettatore sia destinatario di un triste messaggio mediatico. La maggior parte dei programmi contemplati nel quotidiano palinsesto spingono a credere che non ci sia granché da imparare dal piccolo schermo, fatta eccezione per la diffidenza che la stessa tv ha saputo insinuare negli utenti più affezionati, ormai attanagliati nell’eterno dubbio tra finzione e realtà.

Non esiste reality o dibattito televisivo in cui, prima o poi, qualcuno non intervenga con la solita espressione accusatoria “sei un falso! Sei qui solo per le telecamere!”. Ma se molti programmi nascondono la loro sostanziale sgradevolezza attraverso un’apparente motivazione maieutica, c’è chi, al contrario, non prova vergogna nel dichiararsi autenticamente diseducativo in tv, senza false pretese didattiche.

E’ proprio nell’infernale girone del trash che troviamo Teo Mammuccari, il demistificatore ufficiale della televisione tricolore che, pur conducendo un solo programma all’anno, ci ripropone con metodica coerenza quanto di peggio possa transitare sui nostri schermi. Mammuccari è il re della tv sbattuta in faccia, quella che recluta e smercia fenomeni da baraccone in cambio di un minuto di celebrità e che non tutti possono permettersi di vedere. Già, perché il sadico Teo si ama o si odia senza mezzi termini e senza dubbio i suoi show sono fatti per “stomaci forti”.

Eppure, i programmi di Mammuccari non hanno quasi mai sofferto di ascolti deprimenti, probabilmente per la classica meccanica in cui l’effetto shocking è direttamente proporzionale al voyeurismo che, tradotto nel dato concreto, aumenta lo share in maniera esponenziale. Chissà come la mettiamo questa volta, e chi la spunterà martedì 21 marzo, quando la prima serata vedrà schierate due prime puntate, quella di Music Farm su Rai due e l’altra, condotta dal Teo nazionale, di Distraction.

Mentre la Ventura si appresta a creare nel suo studio un microclima sanremese tutto canzoni e “buoni sentimenti”, Mammuccari si lancia nella sua ultima sfida mediatica su Italia 1, cavalcando l’onda di un format inglese che ha spopolato per irriverenza e cinismo. Sei concorrenti disposti a tutto per vincere il premio finale di un’autovettura, subiranno mille impensabili torture mentre cercano di rispondere correttamente ad alcune domande, ma ogni risposta sbagliata li obbligherà a distruggere un pezzo dell’auto in palio.

Schiaffo alla povertà o alla dignità? Voglia di trash o urgenza di contenuti? Inutile trarre una morale della favola se, fin dal principio, simili programmi non hanno nulla a che vedere con il comune senso del pudore e della misura: eccesso e involuzione sono l’ingrediente principale per il successo di questa bella frittata al gusto di audience. Boccone amaro, questo sì, ma se il pasto è indigesto e i commensali chiedono il bis, non c’è da stupirsi che il menu resti invariato.

  

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