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Top Five: i mille volti di Jim Carrey

In occasione dell'uscita di "A Christmas Carol", rivediamo in cinque ruoli chiave l'esagerata e memorabile carriera di Jim Carrey, l'uomo di gomma!

Una settimana da Dio - Jim Carrey

30.11.2009 - Autore: Luigi Vercotti
Quando uno dice Jim Carrey, la prima immagine che si stampa subito nella mente, ancora oggi, è quella del “Pet detective” per eccellenza, il grande Ace Ventura, mentre guida con la testa fuori dal finestrino. Non importa quanti ruoli, spesso anche maturi, impegnati, l’attore canadese abbia interpretato negli anni: "Ace Ventura" è sempre lì, imperitura testimonianza della sua comicità sguaiata ed esageratissima, della sua istrionica espressività. Per questo, Carrey da sempre alterna una carriera di pura evasione a progetti più complessi e con registi di grande calibro, a riprova della sua grande versatilità. E adesso arriva nei cinema il suo ultimo film, “A Christmas Carol”, nel quale interpreta - grazie alla magia del motion capture - diversi personaggi. Noi lo omaggiamo con i cinque ruoli che riteniamo più importanti per definire una carriera, nel bene e nel male, memorabile... preparatevi al countdown!

Jim Carrey in Man On the Moon

5. Andy Kaufman in “Man on the Moon” (1999)

Secondo Golden Globe di fila per Jim Carrey – che aveva vinto anche l’anno precedente con “The Truman Show”. Il ruolo di Andy Kaufman, uno dei grandi comici del Saturday Night Live, è decisamente uno dei migliori nella carriera dell’attore. D’altra parte, Carrey non ha mai nascosto la sua adorazione per Kaufman, di cui possiede anche le “congas” originali, che ha usato per l’audizione con Milos Forman e che ha sfoggiato anche nel film. Una curiosità: Forman era indeciso tra Carrey e Edward Norton per il ruolo, e alla fine ha lasciato decidere alla Universal, che ha preferito il più commerciale Carrey. Meno male: immaginate come sarebbe stato per lui perdere il ruolo di tutta una vita?

Una delle migliori scene di The Mask

4. Stanely Ipkiss in “The Mask” (1994)

Tratto da un fumetto di John Arcudi e Doug Mahnke, di cui tradisce in parte il cattivissimo spirito originale in favore di un divertimento più demenziale, “The Mask”, quando uscì nel 1994, non aveva precedenti. E’ stato il secondo grande ruolo da protagonista di Jim Carrey, reduce da “Ace Ventura”, ed è stato anche il primo film a fare un uso estensivo della computer graphic su una figura umana, per deformarla a piacere ed evidenziarne gli straordinari superpoteri. Inutile dire che Carrey si prestava perfettamente a questa operazione: la sua “faccia di gomma” ben si sposa con le vertiginose trasformazioni di Stanley Ipkiss, che proprio indossando una maschera può assumere l’aspetto che vuole. Tra mascelle letteralmente a terra, lingue chilometriche e citazioni di Tex Avery, il buon Jim ci mette del suo, e non si può certo dire che tutto il merito della riuscita del film vada ai tecnici degli effetti speciali!

Innamorato di Kate Winslet in Se mi lasci ti cancello

3. Joe Barish in “Se mi lasci ti cancello” (2004)
Dieci anni dopo “The Mask”, Carrey centra un altro ruolo chiave: quello "dell’everyman" Joe Barish, lasciato dall’adorata Clementine (Kate Winslet), che ha deciso di dimenticarlo ricorrendo all’intervento della Lacuna Inc., una ditta che si occupa di cancellare ricordi sgraditi dalla mente dei clienti. Così, deluso e incapace di accettare questa crudele decisione da parte della donna che amava, Joe decide di fare lo stesso. Ma mentre il procedimento è in atto, improvvisamente si rende conto di non poter vivere senza i ricordi, per dolorosi che siano. Michel Gondry plasma Carrey con maestria, inserendolo in un’opera complessa che spesso rimanda ai romanzi di Philip K. Dick. Ma soprattutto, al regista riesce l’impresa di imbrigliare l’incontrollabile verve del suo protagonista, permettendo a Carrey di cogliere in pieno la pacata sofferenza del suo personaggio. Gondry non lascia Joe neanche per un minuto, lo segue persino nei meandri del suo cervello. Jim Carrey, da parte sua, regge il film senza mai perdere la brocca. Tanto di cappello!

Grandissima performance nel drammatico The Truman Show

2. Truman Burbank in “The Truman Show” (1998)
Primo, meritatissimo Golden Globe (e primo Oscar mancato) per un ruolo che fu il vero punto di svolta nella carriera di Jim Carrey. Anche qui c’è in parte da ringraziare un grande regista, Peter Weir, capace di mettere a frutto l’esperienza teatrale dell’attore e di far affiorare l’oscurità che si cela dietro quella facciata solare. Così, se il Truman che saluta cordialmente i vicini di casa e gli abitanti della sua perfetta ma artificiale cittadina, appartiene al vecchio Carrey, il nuovo Carrey affiora nella paranoia che lentamente si insinua in un’esistenza studiata a tavolino dallo studio televisivo, che manda in onda la vita di Truman 24 ore su 24. Anche qui, l’attore si dimostra capace di gestire i propri tempi, facendo il contrario di quello che l’aveva reso famoso a inizio carriera. Ovvero, centellinando la sua espressività, fino a un’esplosione liberatoria nell’ormai ben noto finale, nel quale si ribella al suo dio, il regista del “Truman Show”. Da lì, le cose non sarebbero state più le stesse per lui.

Infine, al numero uno non poteva esserci che lui, l’inarrivabile…

Indimenticabile in Ace Ventura

1. Ace Ventura, il detective degli animali, in “Ace Ventura” (1994)
Non entrate lì dentro!”, grida Ace Ventura uscendo dal bagno, dopo essersi fatto quasi divorare da uno squalo durante un party di lusso. Ed è subito culto! Se a questo aggiungiamo quel ciuffo un po’ così, quel parabrezza fracassato da una mazza da baseball, e l’improbabile storia di un delfino rapito… BAM! Abbiamo una delle commedie demenziali più riuscite di sempre, e soprattutto uno dei personaggi più iconici che questo genere abbia sfornato, al pari di altri grandi come il Frank Drebin di “Una pallottola spuntata” e il Topper Harley di “Hot Shots”. Oltretutto, Ace rientra perfettamente anche nella categoria noir degli ex-poliziotti-geniali-ma-disillusi, che decidono di fare gli investigatori privati. Però lui indaga sugli animali! Da ricordare assolutamente anche lo scambio di battute (citatissimo!) con il suo padrone di casa, “Venturaaa…”, “Sì, Satana?”, la scena di sesso con Courteney Cox (sotto lo sguardo coinvolto degli animali), e il pestaggio finale della mascotte dei Philadelphia Eagles, colpevole di aver fatto sfuggire per l’ennesima volta il preziosissimo “piccione albino”. Epocale!

Per saperne di più
Jim Carrey, una star sovversiva

Esclusivo: Film.it intervista i produttori di A Christmas Carol