
Cinema d’autore invece con “Chéri”, ritorno della coppia Stephen Frears - Michelle Pfeiffer, da un romanzo della scrittrice francese Colette. Ve ne parlammo già dal Festival di Berlino 09, dove il film fu presentato senza troppi entusiasmi. Sicuramente la storia tra una donna bellissima, ma sulla cinquantina, e un ragazzo di trent’anni più giovane, il tutto ambientato durante la Belle époque, è materia interessante e affascinante per buona parte del pubblico adulto femminile, ma per i maschietti il rischio sbadiglio è dietro l’angolo. Frears è sempre elegante e misurato, ma non ci basta.

Dopo due film completamente ignorati dalla distribuzione italiana, nonostante fossero stati presentati a Venezia, esce il terzo film della trilogia “Frattali” di Takeshi Kitano, “Achille e la tartaruga”. Stavolta al centro delle vicende del protagonista, una sorta di alter ego di Kitano, c’è il rapporto con l’arte. Dopo il cinema e la televisione, si conclude così il percorso autoreferenziale del genio giapponese sui propri talenti artistici. Un dramma cui non manca la consueta ironia del maestro nipponico. In ordine sparso, vediamo le altre cinque nuove uscite della settimana. Si va dal dramma storico spagnolo di “13 rose”, all’horror “Smile”, passando per il nostalgico “Fà la cosa sbagliata”, l’italiano “Piede di Dio” e l’adolescenziale “Sul lago di Tahoe”. “Le 13 rose” sono le 13 ragazze, età media 19 anni, giustiziate senza causa, ma solo per ritorsione, dalla Spagna franchista poco dopo l’inizio della dittatura. Una pagina nera della storia spagnola che ancora alimenta polemiche, girata purtroppo con uno stile troppo televisivo. Valido comunque come documento storico.

Malinconico ricordo della New York anni ’90 invece per “Fà la cosa sbagliata”. Uno psicologo stringe amicizia con il proprio pusher, nonché compagno di scuola della figliastra. I due, entrambi alle prese con depressione e solitudine, vagheranno durante l’estate per la Grande mela, scambiandosi esperienze di vita. I primi e gli ultimi amori, la droga, il sesso, il lavoro. Qualche buona intuizione c’è, ma si scorge dietro a tutto quella furba voglia di ricordare un periodo non ancora celebrato dal cinema, tra bombolette spray e il rap di Notorius Big. Nessun video alla “The Ring”, ma una macchina fotografica, è lo strumento di avvertimento di morte utilizzato per il terrore di “Smile”. Ragazzi in gita in Marocco. Le cose non vanno come devono andare e ad uno ad uno e il cast come al solito progressivamente si assottiglia.

Il viaggio alla ricerca del provino giusto in un’Italia piena di furboni è al centro di “Piede di Dio”. Un titolo un po’ blasfemo che rifà il verso all’altro arto, la mano, utilizzato da Maradona per il celebre goal all’Inghilterra, ma che ha ben poco di altrettanto magico. Un bambino con problemi mentali è un talento calcistico a cui nessuno vuole dare una chance. Solo un osservatore un po’imbranato, interpretato da Emilio Solfrizzi, crederà in lui, portandolo in giro per l’Italia per cercare di farlo “scoprire” ai grandi club. Dal Festival di Berlino 2008, dove ricevette critiche più che positive, arriva il messicano “Sul lago di Tahoe”. Un sedicenne si ritrova ai margini della città dopo aver distrutto l’auto in un tentativo di fuga da una famiglia che non sopporta più. Conoscerà un caleidoscopio di persone, umanità e spietatezza: un mondo che lo renderà adulto.