Se ancora qualcuno fosse dubbioso sulla statura che
Christopher Nolan sta acquistando all’interno del panorama cinematografico
contemporaneo, questo suo ultimo “The Prestige” arriva a chiarire
definitivamente che si tratta di uno dei cineasti più importanti degli ultimi
dieci anni. Già lo splendido “Batman Begins” (id., 2005) avrebbe dovuto
testimoniare come l’autore non ha subito in alcun modo il passaggio dalla
produzione media a quella “mainstream”, quindi maggiormente sottomessa alle
leggi del mercato hollywoodiano. La capacità di inserire in simili progetti di
grande portata il proprio discorso poetico, insieme ad una sempre riconoscibile
eleganza formale, sono una peculiarità che pochissimi registi magari anche più
dotati di Nolan hanno saputo sviluppare.
“The Prestige” si inserisce perfettamente in questo
discorso, in quanto opera che ha come tematica portante un discorso che già
l’autore ha affrontato nei suoi precedenti lungometraggi: l’ossessione che
porta alla perdita di contatto con la realtà – “Batman Begins”-, il senso della
missione a cui tutto può essere sacrificato – “Memento” (id., 1998) -, il senso
di colpa che infine porta alla rovina – “Insomnia” (id., 2001); ognuno di tali
argomenti è più o meno contenuto in filigrana in questa nuova pellicola, che
gioca interamente con lo spettatore in una maniera che appare classica, che in realtà percorre altri binari. Più che il meccanismo di scoperta e di
sorpresa che regola molti snodi della sceneggiatura tratta dal romanzo di
Christopher Priest, scritta dal regista insieme al fratello Jonathan, ciò che
rende questo film densissimo di significati è proprio la progressione
drammatica che porta i due protagonisti a perseguire la propria ossessione
personale fino alle estreme conseguenze. In un’intelaiatura drammaturgica
funzionale per un prodotto comunque destinato al grande pubblico assistiamo invece
ad un’idea di storia che invece molto si avvicina ad un certo tipo di cinema
autoriale, inteso nel senso migliore del termine.
Anche per quanto riguarda la
mera realizzazione filmica “The Prestige” è immediatamente riconoscibile come
un’opera di Nolan: in particolare la collaborazione con il direttore della
fotografia Wally Pfister ha ormai raggiunto un’eleganza nell’elaborazione degli
ambienti scuri che raramente si trova così efficace in altri cineasti.
Evidentemente muoversi sempre in sintonia con una squadra determina in questo
caso un’armonia di idee e di intenti che poi porta a tali, ottimi risultati
artistici. Sembra questo il caso anche per quanto riguarda le interpretazioni
degli attori, su cui spiccano il solito grande Michael Caine ed un Christian
Bale sempre più convincente.
“The Prestige” è senz’altro uno dei migliori lungometraggi
presentati alla scorsa prima edizione della Festa del Cinema di Roma: dentro una confezione accuratissima
si nasconde un cuore pulsante oscuro ed affascinante. Nolan conferma la sua
abilità di regista e la sua personale intelligenza come costruttore di
meccanismi narrativi tanto sofisticati quanto personali.


NOTIZIE
The Prestige
Uno dei migliori film dell'anno, presentato alla Festa di Roma. Dentro una confezione accuratissima si nasconde un cuore pulsante oscuro ed affascinante

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani