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"The opportunist"

"The opportunist"

The opportunist

29.03.2001 - Autore: Luca Perotti
Victor Kelly è un ex-scassinatore che ha deciso di guadagnarsi da vivere onestamente confidando nella sua abilità di meccanico. Abita insieme alla giovane figlia, Miriam, a Sunnyside, una zona del quartiere newyorchese del Queens. Altre due donne ruotano attorno alla sua vita: Sally (Myles Connell), proprietaria di un bar con la quale sta portando avanti una relazione; e lanziana zia Dee, di cui si prende cura mantenendo il soggiorno costoso in una clinica. I problemi economici assillano quotidianamente il fiero e riservato Vic, che riceve una visita dal cugino Michael (Peter McDonald), in cerca di ospitalità. Lobiettivo del ragazzo è quello di riportare Vic sulla strada della malavita e, in attesa di un colpo, Vic si esercita per ritrovare la destrezza con cui era solito scovare la combinazione di ogni cassaforte. La vera identità di Michael, intanto, è stata scoperta da Miriam: i due non sono affatto cugini. Il colpo, per ingenuità, riesce solo a metà e Vic viene incastrato e accusato di tentata rapina.. Il senso di colpa di Michael, innamoratosi di Miriam, supera il suo opportunismo. Torna a dividere il denaro rubato, con cui Vic può assicurare un soggiorno agiato alla zia Dee e comprare un regalo a Sally. Non solo. Il direttore della società derubata non ha esposto denuncia nei suoi confronti, temendo ripercussioni. Il denaro sottratto, infatti, non era stato dichiarato; anzi, la polizia non sapeva nemmeno che ci fosse, per cui il furto si è tramutato in presunto tale. Vic torna al bar di Sally e alla sua solita vita di ricerca di un onesto riscatto.   Il commento The Opportunists è una storia di intenzioni fallite, di piani escogitati che si risolvono in un nulla di fatto. La maschera infiacchita di Christopher Walken, di cui ci ricordiamo ruoli e tempi migliori, ben si addice allapatia e allinconsistenza delle azioni azzardate dai personaggi, spenti come la vita che conducono. Ma apatico e tutto sommato insulso risulta essere anche il film. Il regista (Myles Connell) eccede nello scegliere la pista del sottotono e viene il sospetto che più che una cifra stilistica, sia, in realtà, incapacità di raccontare e mancanza di grinta e inventiva. Solamente nel finale riacquista un po di mordente, riuscendo a colorare di malinconia la vicenda dolente di personaggi che convivono con il torpore. Il colpo di spugna che riporta tutto allo stato iniziale ha i suoi lati interessanti, ma non può salvare una sceneggiatura impalpabile.   In sintesi É arduo sintetizzare un film già abbastanza scarno di per sè. La sua asciuttezza non è però essenzialità ma approssimazione. Più che il riscatto del protagonista, auspichiamo quello di Myles Connell.   Il giudizio Un film soporifero e privo di slancio.      
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