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The Mist compie dieci anni: dieci ragioni per riscoprire il cult tratto da Stephen King

Il classico moderno diretto da Frank Darabont è uno dei migliori adattamenti di King al cinema. Venite a scoprire perché...

The Mist

21.11.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Esattamente dieci anni fa (il 21 novembre 2007) usciva nelle sale americane quello che, ancora adesso, è l'ultimo film diretto da Frank Darabont. Un regista che, nella sua finora breve filmografia, si è specializzato principalmente nell'adattare testi di Stephen King al cinema. Darabont ha poi prodotto la prima stagione di The Walking Dead, ed è rimasto scottato talmente tanto che praticamente non lo abbiamo più visto dietro la macchina da presa sin dal 2013, quando ha diretto alcune puntate di Mob City, serie da lui creata e purtroppo chiusa dopo una singola stagione. Ora è impegnato in una causa legale contro AMC per The Walking Dead, ma noi preferiamo ricordare il regista che ci ha regalato classici come Le ali della libertà e, appunto, The Mist. Un horror di culto ricco di momenti spaventosi, personaggi ben delineati e riflessioni sui mostri che, troppo spesso, si nascondono dentro di noi. Ecco dieci ragioni per rivederlo ancora oggi.

 
È uno dei migliori adattamenti di Stephen King. Adattare Stephen King al cinema è maledettamente complicato. I suoi romanzi sono ricchi di dettagli non trasportabili al cinema. Per questo, i migliori adattamenti dei suoi lavori sono quelli tratti da novelle, come Stand By Me e, appunto, Le ali della libertà e The Mist. Opere brevi che possono essere meglio trasposte sul grande schermo.
 
È un classico. The Mist uscì in un periodo in cui il cosiddetto “torture porn” dominava la produzione horror. Film che mostravano violenza estremamente grafica e ne facevano l'elemento chiave del menù. The Mist invece è un horror classico, quelli che mostrano meno per spaventare di più. E quando finalmente arriva a “mostrare il mostro”, l'effetto è molto più potente.

 
Fa davvero paura. Di conseguenza, The Mist è un film che fa dell'atmosfera e della suspense gli elementi cardine della messinscena. E per questo, per la gestione perfetta di tutti questi ingredienti da parte di Darabont, quando spaventa spaventa sul serio.
 
Fa riflettere. Non solo, è anche una bella riflessione su come l'Uomo si comporta nei momenti di stress. Su come basti poco per far crollare ogni pretesa di civiltà e rigettarci tra le braccia dei nostri istinti animaleschi. I mostri più pericolosi sono dentro di noi, non intorno a noi.

 
È scritto benissimo. Frank Darabont è anche autore della sceneggiatura e ha scritto tutti i personaggi con estrema lucidità, attenendosi spesso al testo di King. Ne esce una galleria di protagonisti di ogni genere, da quegli eroici a quelli inquietanti. Ciascuno perfettamente delineato nella propria personalità e nelle aspirazioni e paure.
 
Ha un grande cast. Personaggi del genere devono essere interpretati da attori solidi, e Darabont ha messo insieme un cast perfetto di volti famigliari, anche se dai nomi poco famosi. Jeffrey DeMunn, Laurie Holden e Melissa McBride li avremmo poi rivisti in The Walking Dead. Andre Braugher in Brooklyn Nine-Nine. Alexa Davalos in The Man in the High Castle. Marcia Gay Harden è una fanatica religiosa perfetta. Al centro di tutto ci sono Thomas Jane e il sempre eccelso Toby Jones, qui nel ruolo forse più interessante e sfaccettato di tutto il film: quello del manager di supermercato placido ma dotato di coraggio e umanità inaspettati.

 
La scena dei ragni. Se dobbiamo scegliere una sequenza da antologia, a parte lo straordinario finale di cui parleremo più sotto, è quella in cui David Drayton (Jane) guida un gruppo di persone nella vicina farmacia e viene attaccato da un branco di grossi ragni famelici. Per un aracnofobico è una scena difficile da digerire, in particolare, ma anche chi non lo è avrà il suo bel daffare a superarla.
 
L'ambiguità è la sua forza. La nebbia avvolge letteralmente ogni cosa in The Mist. Un modo sottile e intelligente per infondere su tutto un velo di ambiguità. Poche sono le cose risolte in questo film, che sceglie di porre delle domande scottanti sull'umanità senza dare risposte. Nemmeno l'origine della misteriosa nebbia è realmente spiegata, ma solo suggerita. Una trovata che, quando ben utilizzata, infonde a un'opera un livello di fascino in più.

 
Ha un finale leggendario. Non intendiamo spoilerare, perché il finale di The Mist va gustato senza sapere nulla in anticipo. Chi lo ha visto sa di cosa stiamo parlando: il film si chiude con uno dei più possenti ganci allo stomaco della storia del cinema, una scena brevissima che eleva immediatamente il film allo status di moderno capolavoro horror. Vedere per credere.
 
Anche Stephen King lo ama. “Frank ha scritto un nuovo finale che ho amato molto – ha dichiarato lo scrittore – È il finale più scioccante di sempre e dovrebbero passare una legge che affermi che chiunque rivelasse gli ultimi cinque minuti di questo film dovrebbe essere appeso per il collo fino alla morte”.