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The Grudge 2
Dopo l'inatteso successo (110 milioni) del primo episodio era impossibile non preventivare un seguito dell'ennesimo remake americano tratto dall'omonimo horror giapponese

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Dopo l’inatteso successo del primo episodio, che nel solo mercato statunitense ha incassato più di 110 milioni di dollari, era impossibile non preventivare un seguito (uno soltanto?) dell’ennesimo remake americano tratto dall’omonimo horror giapponese. Come era accaduto nella precedente puntata, alla regia dell’operazione è stato confermato Takashi Shimitzu, autore anche dell’originale asiatico.
Prodotto di genere abbastanza ben definito, “The Grudge 2” ha il suo punto di forza soprattutto nella prima metà, dove colpi di scena ed una discreta coerenza nella messa in scena garantiscono un buon risultato. Gli amanti del genere probabilmente non rimarranno delusi dal lungometraggio, che però soffre di una certo errore di fondo, di cui a ben ricordare soffriva anche il secondo episodio di “Ring” (id., 2004), diretto da Hideo Nakata: la concezione dell’orrore e della suspence che tanto ha preso piede nel mercato orientale, ed in particolare in Giappone, si basa su degli stilemi precisamente codificati che, per essere trasportati in produzioni americane, devono necessariamente essere “aggiornati” secondo un altro modo di fare ed intendere il cinema commerciale.
Anche “The Grudge 2 “ soffre di questo sfasamento, per cui affascina magari all’inizio ma non convince mai pienamente.