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"The Dreamers"

"The Dreamers" contiene momenti di rara bellezza. Le citazioni cinematografiche, le immagini cardine - create con attenzione quasi maniacale al limite dell'esagerazione estetizzante, i dialoghi serrati fra i protagonisti. Ottimi gli attori diretti da Bertolucci.

The dreamers

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
Tutto cominciò alla Cinémathèque. Le contestazioni e la progressiva liberazione di una rabbia che fisiologicamente era lì lì per esplodere. I movimenti e le lotte di strada. Tutto cominciò con un licenziamento alla Cinémathèque. Ma anche molte storie 'private' nacquero lì. E "The Dreamers", l'attesissimo film di Bernardo Bertolucci, ce ne racconta una, con la nota maestria. Isabelle e Theo, parigini doc, splendida casa in centro, figli di un poeta e di una madre molto comprensiva, conoscono, attraverso la comune passione per il cinema, Matthiew, americano a Parigi. Lo introducono in casa e, partiti i genitori, lo invitano a restare. Si apre una sfida su più fronti. Tra i ragazzi. Con il mondo esterno. Con se stessi.   Chiusi, quasi sbarrati, dentro una casa bellissima e piena di mistero, il rifiuto del mondo esterno è pressoché totale. Fuori dove intanto i moti studenteschi e dei lavoratori si espandono a macchia d'olio il mondo sembra estraneo, artificiale, non degno di attenzione. Quel che conta, semmai, è il cinema. Ritornello costante è la sfida a riconoscere una scena, una posizione, un immagine che richiama qualche film degno di nota. La punizione per chi sbaglia è pesante. Si tratta di dimostrazioni di amore o di coraggio che aprono lo spazio a una sorta di 'liberazione' dei costumi sessuali tra i tre giovani. Intanto però il confronto continuo stimola alla discussione e alla critica. E i tre ragazzi si trovano costretti a guardare dentro di sé.   Mentre l'ambientazione storica non perde mai consistenza, cresce così, inesorabilmente, un aspetto più intimista e simbolico del film, quello riguardante la crescita spirituale, la maturazione personale dei tre giovani. I due fratelli, legati da rapporti quasi morbosi che hanno loro impedito di abbandonare un'oasi di presunta felicità, si trovano costretti a infrangere dinamiche già solide per accogliere Matthew, come un estraneo che al tempo stesso si vuole accettare. Matthew, invece, deve abbandonare pregiudizi e timidezza per vivere davvero la sua nuova vita parigina. La crescita spirituale dei tre troverà il suo punto di svolta con un sasso che infrangendo la finestra del salotto riuscirà a portare "la strada in casa".   Costruito come c'era da aspettarsi con la sapienza che si riconosce a un regista esperto come Bertolucci, "The Dreamers" contiene momenti di rara bellezza. Le citazioni cinematografiche, sia quelle esplicite nel gioco fra i ragazzi, che quelle implicite, appaiono a tratti commoventi. Le immagini cardine, create con attenzione quasi maniacale al limite dell'esagerazione estetizzante, hanno a volte un impatto straordinario: Isabelle che appare sulla porta come la Venere di Milo è indimenticabile. I dialoghi serrati fra i protagonisti - e soprattutto le discussioni tipiche di un'amicizia virile fra Matthew e Theo colgono spesso la forza delle speranze e delle attese che caratterizzano qualsiasi giovane 'sognatore'.   Tratto dal romanzo di Gilbert Adair ("Holy Innocents"), "The Dreamers" è un film potente. Non un capolavoro, ma un gran film. A cominciare dallo scorrere dei titoli, continuando con le musiche, la fotografia e le ottime interpretazioni dei tre giovani. Louis Garrel (Theo), Eva Green (Isabelle), Michael Pitt (Matthew) sanno restituire bene ansie, paure e sogni che caratterizzano un'età centrale nella crescita personale - a prescindere dal periodo storico in cui essa avviene. Bertolucci ha saputo dirigerli, a volte, sicuramente, mettendoli in posa, quasi a creare un quadro. La mano dell'artista si vede. Ed è un piacere riconoscerla.