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The aviator

Candidato a 11 nomination agli Oscar e vincitore di 3 Golden Globe The Aviator" è un film sontuoso nella messa in scena ed insieme assolutamente capace di non perdere mai l'attenzione verso ciò che racconta, e cioè la grandezza e l'ambiguità di una figura contraddittoria come Howard Hughes.

The aviator

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2004; di Martin Scorsese; con Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett, Kate Beckinsale, Danny Houston, John C. Reilly, Alec Baldwin.
 
Dopo gli affascinanti ma incompiuti tentativi “mainstream” di “Kundun” (id., 1997) e “Gangs of New York” (id., 2002), ecco il primo film ad altissimo budget di Martin Scorsese che si presenta come un’opera inattaccabile, tecnicamente ineccepibile e folgorante dal punto di vista visivo. Costruito su una sceneggiatura perfetta nel ritmo e molto accurata nello sviluppo psicologico dei personaggi – lo script è firmato da John Logan, che dopo “Il gladiatore” (Gladiator, 2000) e “L’ultimo samurai” (The Last Samurai, 2003) si conferma uno dei migliori costruttori di storie degli ultimi tempi – “The Aviator” è un film sontuoso nella messa in scena ed insieme assolutamente capace di non perdere mai l’attenzione verso ciò che racconta, e cioè la grandezza e l’ambiguità di una figura contraddittoria come Howard Hughes, interpretato da un Leonardo Di Caprio intenso e struggente, qui senza dubbio alla miglior interpretazione della sua già sfavillante carriera. Accanto a lui, una Cate Blanchett che compie forse un’impresa ancor più gigantesca, quella di restituirci con commovente bravura tutto il fascino ed il magnetismo di un attrice leggendaria come Katherine Hepburn.
Epico, rocambolesco, capace di sorprendere lo spettatore con improvvisi cambi di tono narrativo ed impatto visivo, “The Aviator” rappresenta probabilmente la più grossa scommessa della carriera di Martin Scorsese, ed è stata ampiamente vinta. Stiamo parlando dunque di un film vicino alla perfezione? Probabilmente si. Come mai allora, nonostante le indubitabili e straordinarie qualità della pellicola, si tratta di un lungometraggio che ha destato in noi alcune perplessità? Proviamo a capirlo.“The Aviator” è formalmente ineccepibile, ma riesce a catturare l’emotività dello spettatore soltanto nella seconda parte, quando concentra maggiormente l’attenzione sul lato drammatico e paranoico della psicologia di Hughes; anche la messa in scena, che prima aveva puntato sulla spettacolarità delle imprese del suo protagonista, si impreziosisce poi in trovate di grandissimo impatto visivo ed emotivo, soprattutto quando vengono appunto più esplicitamente delineate le manie ossessivo-compulsive del magnate: Scorsese ritrova allora il piglio visivo iperrealistico delle sue migliori opere, e raggiunge una potenza espressiva di spessore inusitato. Disperato e prezioso, “The Aviator” si avvicina finalmente a capolavori come “Taxi driver” (id., 1976) e “Toro scatenato” (Raging Bull, 1980). Insomma, quest’ultima fatica del maestro italoamericano si pone alla visione come opera di valore assoluto, ma nella filmografia dell’ultimo Scorsese dobbiamo sinceramente ammettere di continuare a preferite la visceralità di “Al di là della vita” (Bringing out the Dead, 1999), parabola visionaria ed accaldata di un eroe perso in cerca di redenzione. Lo Scorsese non ancora allineato secondo i parametri richiesti dall’establishment hollywoodiano, tanto per intenderci…      offscreen    
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